Filtrano i nomi dei 5 indagati dell’operazione scattata all’alba di oggi in cui è emerso un sistema collaudato dove delle immigrate venivano sfruttate nei centri di accoglienza per effettuare lavori di pulizie per conto di un consorzio tra Palermo e il Trapanese. A finire ai domiciliari sono stati Francesco Centineo, 42 anni, Luca Cardella, 31 anni, Johnson Adeteye, 42 anni, Monica Torregrossa, 45 anni, e Lamia Tebourbi, 51 anni. Secondo le indagini della polizia avrebbero sfruttato e sottopagato alcune immigrate nigeriane ospitate nei centri di accoglienza e impiegate nel consorzio Diadema che opera nel settore della pulizia.
Tante ore di lavoro in più, circa 10 ore al giorno, per una paga di 400 euro al mese. Dei 5 indagati tre sono responsabili delle società consorziate e due invece sono responsabili di centri di accoglienza per immigrati. Le accuse sono a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita ed allo sfruttamento lavorativo, nonché truffa ed estorsione, con l’aggravante di aver commesso il fatto ai danni dello Stato e con l’abuso di relazioni di prestazioni d’opera. Il provvedimento è del gip di Palermo. Le indagini della polizia di Stato sono state coordinate dalla Procura.
Le indagini sono state scattate dopo alcune segnalazioni su alcuni casi sospetti di sfruttamento lavorativo nei confronti di alcune immigrate nigeriane ospitate in diversi centri di accoglienza. Gli agenti della squadra mobile avrebbero accertato che attraverso società operanti nel settore dei servizi di pulizia, riconducibili al consorzio Diadema, le lavoratrici immigrate ospitate nei centri di accoglienza erano occupate per svolgere mansioni di governanti e addette alle pulizie presso alcuni esercizi ricettivi di Palermo e di Castelvetrano.
Gli orari di lavoro riportati nelle lettere di assunzione e nei contratti erano nettamente inferiori a quelli effettivamente svolti. L’attività d’indagine ha consentito di scoprire il sistema dei cosiddetti “schiavi del pulito”, dove gli impiegati non erano più “persona” ma “macchina di lavoro”, con turni massacranti, superando regolarmente le 10/12 ore consecutive, per una paga, quando retribuita, pari a 400 euro mensili. Danneggiata di conseguenza anche l’Inps per il mancato versamento dei contributi previdenziali spettanti ai lavoratori.
Gli agenti della squadra mobile avrebbero contestato anche il reato di estorsione. Alcuni dei destinatari del provvedimento restrittivo, in caso di denuncia, avrebbero minacciato i lavoratori sfruttati, prospettando loro di essere licenziati o di perdere l’ospitalità nella struttura di accoglienza, nonché l’ottenimento dello status di rifugiato. Per tutti questi motivi il gip presso il tribunale di Palermo ha disposto gli arresti domiciliari per i cinque indagati, nonché il divieto di esercizio di uffici direttivi di persone giuridiche ed imprese per la durata di un anno. In corso perquisizioni delegate dalla competente autorità giudiziaria delle società che si riconducono al consorzio, finalizzate al sequestro di apparecchiature informatiche e documenti contabili.