Compravano automobili semi distrutte in seguito ad incidenti stradali e le vendevano ai clienti di un autosalone. Poi le rubavano e le rivendevano di nuovo cambiando numero di telaio. Era questa una delle truffe scoperte a Palermo.
Un giro d’affari da oltre 300 mila euro e decine di assicurazioni e ignari acquirenti truffati.
Sei arresti e 13 denunciati. Sono questi i numeri dell’operazione New Life, l’indagine condotta a partire dal luglio 2013 dalla polizia stradale. Nel corso delle indagini è stata individuata anche la base operativa: l’autosalone a Bonagia, Car Import.
Agli arresti domiciliari sono finiti Giuseppe Castelli, 63 anni, era lui che si occupava di trovare le persone che si intestavano i mezzi, il meccanico Orazio Fiorentino, 38 anni, il carrozziere che ha l’attività a Brancaccio Salvatore Messina, 55 anni Giuseppe Taormina, 21 anni l’amico fidato di Giuseppe Megna, 31 anni che insieme alla madre Rita Di Piazza, 49 anni, gestiva l’autosalone. Infine 13 le persone denunciate coinvolte nei falsi sinistri stradali.
Chi ha organizzato il giro di truffe è stato proprio Megna. Era proprio lui che prendeva i contatti con il meccanico e si preoccupava di trovare clienti delle vetture da piazzare dopo che erano state smontate e ripulite.
Il capo dell’organizzazione, assieme al suo braccio destro, Taormina, acquistava su siti internet specializzati auto incidentate intestandole a terze persone ignare o compiacenti, e successivamente questi veicoli venivano ripristinati grazie a parti di ricambio provenienti da veicoli rubati.
I lavori venivano compiuti nella carrozzeria di Fiorentino, a Brancaccio dove il meccanico Messina ripristinava i veicoli danneggiati.
“L’operazione – come spiega il capo del compartimento della polizia stradale occidentale Lorenzo Ragona – è nata nel corso di un controllo in autosalone. Qui è stata trovata una macchina in vendita assemblata con altri pezzi di altre vetture. Molto spesso gli acquirenti erano in buona fede ne abbiamo contattati almeno una trentina che ci hanno aiutato a ricostruire l’intera vicenda. La banda agiva quasi esclusivamente nel Palermitano, anche se due delle vetture sono state rintracciate una a Cagliari e l’altra a Lampedusa.
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