“La palma va al Nord” ammoniva Sciascia indicando, con una suggestiva metafora, i nuovi orizzonti della criminalità organizzata. Falcone suggeriva la direzione da seguire per scovare i mafiosi: dove girano soldi, s’infiltra la mafia. E i soldi giravano e girano soprattutto nel Settentrione.
L’infiltrazione della mafia nelle imprese del Nord è oggetto di un recente, interessante saggio di Marella Caramazza, una palermitana che da tempo vive a Milano dove è direttrice generale della Fondazione Istud. Il saggio s’intitola “Il socio occulto”, è edito da Egea ed è il risultato di un progetto di ricerca realizzato dalla Fondazione Istud in collaborazione con più di un’associazione di imprenditori e dirigenti dell’industria lombarda.
Ne cura la prefazione Antonio Calabrò, noto giornalista e scrittore siciliano, direttore di Fondazione Pirelli e vicepresidente di Assolombarda.
Sono tanti gli esiti di questa ricerca organicamente elaborati nel saggio della Caramazza (uno dei tanti talenti della nostra isola che offre al Nord Italia la sua intelligenza e la sua sensibilità etica).
Tutte le aree industriali, e non solo quelle comunemente considerate più a rischio – si osserva ne “Il socio occulto” -, possono essere oggetto d’infiltrazione criminale, tramite vari canali: dalla finanza alla presenza all’interno delle imprese di mafiosi dal “colletto bianco”; terreno fertile per gli “insediamenti mafiosi” nei tessuti produttivi è la crisi: le difficoltà in cui s’imbattono le imprese favoriscono l’adescamento dei mafiosi che s’insinuano nel mercato incidendo sulla qualità dei prodotti, abbassandone gli standard e alterando la concorrenza.
Ma anche la realizzazione di grande opere (vedasi Expo 2015) è occasione per la criminalità organizzata per deviare i percorsi leciti degli affari.
Nota poi la Caramazza come i confini tra l’imprenditoria sana e l’inquinamento mafioso sono assai più sfumati e meno netti di come si presume: non esistono, nella realtà dei fatti, due poli opposti, ma dinamiche complesse e punti di contatto che si vengono a creare attraverso interazioni di cui tante volte gli imprenditori non colgono i potenziali pericoli.
Emerge, infatti, dallo studio di diversi casi concreti che gli imprenditori del Nord spesso non hanno sufficiente consapevolezza del fenomeno mafioso e che tante volte non sanno distinguere tra mafia e corruzione. Il che s’intreccia col proliferare di quei soggetti che sotto la parvenza di professionisti irreprensibili nascondono la loro indole criminale: quei soggetti, spesso intermediari negli affari, che, nella nota inchiesta “Roma Capitale”, sono stati definiti “mondo di mezzo”.
Il saggio della Caramazza, oltre ad analizzare con metodi scientifici l’infiltrazione mafiosa nelle imprese, ha il pregio di indicare i rimedi per fronteggiare il diffuso fenomeno. Occorre che gli imprenditori effettuino un attento monitoraggio su tutte le aree di rischio adottando adeguate misure di controllo.
Molto importante è il ruolo delle associazioni imprenditoriali: a parte i protocolli di legalità che sinora, visti più come adempimenti formali, hanno ottenuto risultati modesti, bisogna puntare sull’innalzamento degli standard di qualità dei settori produttivi inserendoli nei capitolati, come pure sulla certificazione delle competenze professionali e sul potenziamento degli sportelli di ascolto, nonché su una continua azione di formazione e sensibilizzazione.
Non minore è il rilievo delle istituzioni. Sarebbe bene rivedere il sistema delle certificazioni antimafia rendendolo meno succube della burocrazia e più efficace e, in aggiunta a un maggiore controllo sul territorio, sarebbe auspicabile l’adozione di sistemi di premialità alle imprese in base a rating di legalità.
Ma l’anticorpo più potente contro l’infiltrazione mafiosa nel mondo produttivo è nella cultura della legalità, che va promossa ogni giorno e con vari mezzi affinché possano crescere sempre di più cittadini e imprenditori onesti.
“Il socio occulto” è un saggio con diverse sfaccettature, apparentemente rivolto solo alle imprese del Nord, ma in realtà istruttivo anche per chi opera nel Meridione.