L’inchiesta sul ‘Sistema Montante’ rischia di far deflagrare l’intero sistema politico e imprenditoriale siciliano, ma anche forze dell’ordine e magistratura. Si va dalle semplici raccomandazioni chieste anche da magistrati, alla distribuzione di fondi neri per le campagne elettorali passando per la costruzione di false denunce estorsive per dar vita a carriere ‘antiracket’.
A parlare di valige di soldi date da Montante per la campagna elettorale di Cuffaro senza sapere di essere intercettato è Michele Trobia nei confronti del quale l’ex governatore annuncia questa mattiona querela a meno che nonv oglia smentire quelle che erano, secondo Cuffaro, millanterie
L’ex senatore Pd Beppe Lumia avrebbe invitato l’imprenditore Massimo Romano, re dei supermercati in Sicilia, arrestato oggi nell’operazione double face, a denunciare un’ estorsione in realtà mai avvenuta. Lo dice lo stesso Romano in un colloquio intercettato il 18 settembre 2015 negli uffici Sidercem di Marco Venturi, a Caltanissetta con Alfonso Cicero e Venturi. Stesse pressioni avrebbe avuto da Antonello Montante.
Nel luglio 2016 interrogato a Caltanissetta dai magistrati Romano ribadisce che in un incontro a Roma con Montante Venturi, Lumia gli disse che faceva parte del ”percorso legalità” e che se non avesse denunciato avrebbe creato ”un neo” al percorso intrapreso. Romano ribadì a Lumia che non aveva ”mai pagato nessuno” e che non aveva acquisito ”elementi in tal senso” neanche dopo un’indagine interna alla sua azienda.
”Ricordo – dice Romano – anche che dopo la cena ebbi una terribile discussione con Montante il quale, quasi violentandomi psicologicamente insistette sul fatto che dovevo denunciare e che non facendolo li avrei rovinati tutti. In quel periodo vi era in animo di costruire una nuova associazione antiracket a Caltanissetta e ho avuto la sensazione che il discorso di Montante fosse funzionale a farmi divenire presidente di quella associazione”.
Anche nel corso di un’altra riunione nell’azienda di Venturi Lumia ”insistette affinchè mi recassi in procura a denunciare ma mi mostrai fermo nelle mie convinzioni e annunciai che mi sarei dimesso da Confidi e Confindustria. Presentai le dimissioni che non venero accettate”.
Ma per i magistrati sarebbe dimostrata anche la costituzione di fondi neri fin dal 2000. Venturi racconta come Montante gli abbia detto di aver finanziato le campagna elettorali di tutti. Sceglieva il candidato e lo finanziava con fondi neri per poi avere voce in capitolo nella costituzione della giunta. Secondo Venturi la prima campagna ad essere finanziata fu quella di Cuffaro nel 2001 anche se non conosce l’entità ne le modalità del finanziamento. I rapporti di Montante erano, poi, molto stretti anche con Gianfranco Micciché ma le sue relazioni andavano da destra a sinistra senza steccati.
Nelle intercettazioni dell’inchiesta, invece, vi è un dialogo tra l’ex capo dell’Irsap Alfonso Cicero e lo stesso ex assessore Marco Venturi, negli uffici della Sidercem, in cui si parla di un finanziamento per un’altra campagna elettorale, quella di Rosario Crocetta, a fine 2012. In questo caso si tratta di 20 mila euro in nero, finanziamento che sarebbe stato richiesto dall’ex senatore Pd Beppe Lumia a Venturi. Cicero e l’ex assessore ne discutono durante la preparazione di un documento per cristallizzare i ricordi di Venturi prima di rendere dichiarazioni ai magistrati. La richiesta apparve strana a Venturi perchè arrivava a fine della campagna elettorale. Lumia, andato a Caltanissetta per incontrare Venturi gli avrebbe detto che poi “sarebbe passata la segretaria di Crocetta”.
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Ma l’inchiesta potrebbe riservare ancora molti colpi di scena soprattutto dall’analisi approfondita degli archivi di Montante che conterrebbero i segreti carpiti a molti uomini in vista e anche a molti magistrati. Il 24 maggio prossimo il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone sarà sentito dalla Prima Commissione del Csm proprio sull’archivio trovato nella villa di Antonello Montante in cui erano contenuti dossier anche su magistrati, e dove l’imprenditore avrebbe annotato non solo gli incontri avuti con loro, soprattutto in occasioni istituzionali, ma anche presunte richieste di raccomandazioni.
La vicenda era emersa più di un anno fa. E già allora il Csm aveva ascoltato Bertone e il procuratore di Catania, cui per competenza erano stati trasmessi gli atti sui magistrati di Caltanissetta. L’indagine catanese si è chiusa con l’archiviazione, mentre gli accertamenti del Csm si erano fermati nell’attesa che cadesse il segreto nell’inchiesta della procura nissena. Secondo quanto scrissero allora i giornali i dossier riguardavano dieci magistrati che avevano rapporti con Montante, all’epoca in cui l’imprenditore era un paladino dell’ antimafia.
Per l’ “indagine” del Csm, che ha come unico strumento di intervento quello del trasferimento d’ufficio, sarà senz’altro importante quello che dirà Bertone. Ma l’ipotesi che si concluda tutto con l’archiviazione non è peregrina considerato che la gran parte dei magistrati interessati dalla vicenda sono andati in pensione o non svolgono più le funzioni giudiziarie a Caltanissetta. Nel caso però emergessero comportamenti di rilievo disciplinare per le toghe ancora in servizio, gli atti potrebbero essere trasmessi al Pg della Cassazione.
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