Il presidente della Regione Renato Schifani boccia di nuovo il suo assessore. Il capo del governo regionale ha chiamato l’assessore ai Beni Culturali per esprimere il proprio disappunto sul decreto che introduce dal primo gennaio aumenti del 30% sul prezzo dei biglietti di ingresso in musei e siti archeologici.
È così che in tutta fretta il meloniano Francesco Scarpinato ha dovuto emanare ieri pomeriggio una rettifica del provvedimento che dimezza la crescita delle nuove tariffe.
Così Renato Schifani ha stoppato ancora una volta l’aumento dei ticket. In estrema sintesi, il decreto dell’assessore prevedeva che dal primo gennaio ogni biglietto crescesse mediamente del 30% (ma c’erano casi, come quelli dei siti archeologici di Selinunte e Segesta dove la crescita prevista era di oltre il 100% visto che si sarebbe passati da 6 a 14 euro). Il nuovo provvedimento di Scarpinato spezza in due questo obiettivo: i biglietti cresceranno del 15% dal primo gennaio e di un ulteriore 15% solo dal 2025.
Qualche esempio. Col decreto firmato alla vigilia di Natale per entrare alla Valle dei Templi i turisti avrebbero dovuto pagare da lunedì 14 euro invece dei 10 attuali. La rettifica del decreto firmata ieri prevede invece un nuovo ticket di soli 12 euro. La stessa cosa, sempre ad Agrigento, vale per il museo archeologico, che sarebbe dovuto passare da 8 a 10 euro e che invece vede fermare l’aumento a 9 euro. Il teatro Antico di Taormina, che costa oggi 10 euro doveva arrivare a costarne 14 ma si fermerà a 12. Le stesse quote valgono per la Villa romana del Casale e via via per tutti gli altri siti e musei regionali. I parchi di Segesta e Selinunte costeranno 10 euro e non più 14. A Palermo, l’Abatellis che oggi costa 8 euro da lunedì costerà 9 euro e non 10 come inizialmente previsto da Scarpinato. Il chiostro di Monreale costerà 7 euro e non 8. E così via in proporzione per tutti gli altri siti siciliani. L’assessore ha allegato al decreto di rettifica pubblicato ieri una tabella che indica il valore degli aumenti dal primo gennaio e quelli che entreranno in vigore solo dal 2025.
Il provvedimento che Scarpinato ha dovuto firmare ieri è però l’ultimo atto di una serie di bocciature da parte di Renato Schifani nei confronti dell’assessore. Il decreto della vigilia di Natale, quello anticipato sul Giornale di Sicilia di mercoledì, era già il secondo che preveda aumenti per i beni culturali. Anche il primo, due mesi fa, era stato stoppato dal presidente, che non aveva condiviso aumenti troppo elevati. Schifani in autunno non era stato informato della volontà dell’assessore di aumentare i ticket di ingresso e aveva accolto le proteste dei tour operator che lamentavano il fatto di aver acquistato con molto anticipo pacchetti di biglietti e che le nuove tariffe provocherebbero un esborso maggiore di quello pianificato e a volte già venduto ai turisti.
Per questo motivo Schifani, in una apposita riunione della giunta aveva suggerito all’assessore di introdurre una moratoria per tutti i biglietti del 2024 acquistati durante il 2023. In più il presidente avrebbe gradito che gli aumenti scattassero solo dalla primavera. Scarpinato invece ha optato per introdurre la moratoria a vantaggio dei tour operator ma non ha accettato di rinviare l’entrata in vigore degli aumenti. Che, tra l’altra, nel secondo decreto sono rimasti gli stessi previsti due mesi fa.
Infine, anche per quanto riguarda il secondo decreto, Scarpinato non ha preventivamente informato Schifani. Da qui il corto circuito istituzionale. Il presidente giovedì ha chiamato l’assessore esprimendo i propri dubbi sugli effetti del provvedimento. Scarpinato si è difeso sostenendo che da 12 anni i biglietti di siti e musei in Sicilia non venivano aggiornati, come invece accaduto più volte a livello nazionale. Ciò faceva temere all’assessore perfino una possibile censura da parte della Corte dei Conti, che avrebbe potuto vedere un danno erariale derivante dalla sottovalutazione dei gioielli siciliani.
Ma Schifani è rimasto della propria opinione. Gli aumenti decisi dall’assessore erano troppo duri. Da qui l’invito a rettificare il decreto, cosa puntualmente avvenuta ieri pomeriggio. Il presidente della Regione dà una lettura diplomatica dell’ennesima incomprensione con l’assessore Scarpinato: «Ci siamo confrontati nel merito del provvedimento e abbiamo condiviso l’esigenza di introdurre dei correttivi che ne rendessero meno duro l’impatto».
Scarpinato nel corso dell’ultimo anno è finito più volte al centro di polemiche. A inizio 2023 Schifani gli ha tolto la delega di assessore al Turismo dopo l’indagine della magistratura sul maxi finanziamento concesso alla società lussemburghese Absolute Blue per una mostra a Cannes. Trasferito ai Beni Culturali, Scarpinato in estate è finito di nuovo in rotta di collisione con Schifani per aver «sponsorizzato» alcune posizioni di Cateno De Luca sull’uso del teatro di Taormina contrarie al governo. Infine fra l’autunno e questi giorni ci sono stati i due decreti sui ticket in musei e siti e le altrettante rettifiche imposte dal presidente all’assessore indicato dalla corrente di Fratelli d’Italia che fa capo a Manlio Messina.
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