E’ di questi giorni l’ultimo aggiornamento del portale di epidemiologia per la sanità pubblica sull’andamento dell’influenza stagionale.
Dall’inizio del periodo di monitoraggio, risalente allo scorso ottobre, emerge che alla data del 24 gennaio corrente, 16 Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano hanno evidenziato 125 gravi casi di influenza confermata, con conseguente ricovero presso reparti di terapia intensiva, 23 dei quali sono purtroppo deceduti.
Sempre FluNews-Italia, bollettino settimanale che integra complessivamente le diverse modalità di sorveglianza dell’andamento influenzale, riporta che – tra i casi segnalati – il 57 per cento di quelli gravi è di sesso maschile e l’età media è pari a 62 anni. 67 anni, invece, l’età media dei decessi registrati.
In quattro quinti della popolazione colpita da complicanze del virus stagionale, era preesistente almeno una condizione di rischio per concomitanti patologie quali diabete, tumori, malattie cardiovascolari, malattie respiratorie croniche, obesità, eccetera.
Il dato che emerge fra tutti, che ormai dovrebbe indurre largamente a considerare il ricorso al vaccino stagionale come presidio inevitabile per evitare complicazioni è che l’l’83 per cento dei casi gravi di influenza confermata, risulta infatti non vaccinato.
Anche il Ministero della Salute in Italia fornisce annualmente una panoramica sui vaccini disponibili e sulla relativa composizione farmacologica attraverso l’apposita Circolare di prevenzione e controllo dell’influenza. Tre casi gravi si sono verificati pure in donne in stato di gravidanza.
In particolare, alla data presa in esame dei relativi dati di monitoraggio, in Sicilia sono stati segnalati 4 casi gravi ed un decesso. Da manuale, i sintomi tipici dell’influenza stagionale: febbre alta, tosse, dolori muscolari.
Altri sintomi largamente accusati dalla popolazione colpita sono mal di testa, inappetenza, brividi di freddo, affaticamento e mal di gola. La prognosi influenzale è chiaramente benigna nella larga maggioranza dei casi, con decorso che si conclude entro una settimana, dieci giorni al massimo: solo una parte dei soggetti a rischio, generalmente bambini e persone over 65, come pure soggetti con patologie di base, può andare incontro al rischio di complicanze gravi o comunque al peggioramento delle rispettive condizioni di salute.
Scartata ormai l’ipotesi di ricorrere alla prevenzione vaccinale (raccomandata fino a fine dicembre scorso), ecco arrivare il picco influenzale che, pur in assenza di evidenze scientifiche, sembra quasi fare i conti con i giorni della Merla, che secondo tradizione sarebbero i più freddi dell’anno. Che fare allora?
Senz’altro, le fasce di popolazione a rischio farebbero bene a cautelarsi, magari ricorrendo a delle passeggiate ben coperti. E se proprio si becca l’influenza (sempre utilissimo il ricorso, in termini di prevenzione, ad un frequente lavaggio delle mani con i normali detergenti), sia il medico curante il nostro alleato, evitando il ricorso spesso inutile agli antibiotici che rischiano, se utilizzati appunto in assenza di prescrizione medica, solo di sviluppare nuovi batteri più resistenti alle terapie mediche.
Il 31 gennaio terminano i giorni della Merla, ci sarà ancora spazio per il freddo, però magari – tra un colpo di tosse e l’altro – potremo già mirare alla primavera e al tradizionale pranzo di Pasquetta con cassata! Buona guarigione a tutti!