“La mafia sarà sconfitta da un esercito di maestre”. Con questa frase di Gesualdo Bufalino l’Arcivescovo di Monreale, S. E. Mons. Pennisi, ha aperto il convegno sulla legalità dal titolo “Ricercatori dell’Alba“. “È importante iniziare dalla scuola per educare le nuove generazioni alla legalità e alla moralità”.
Sono giunti da varie parti della Sicilia, ma anche dal Piemonte e dalla Campania per partecipare al convegno organizzato a Monreale dal “Parlamento della Legalità Internazionale”, l’associazione creata da Niccolò Mannino (Presidente) e da Salvo Sardisco (Vicepresidente). Decine di ragazzi hanno riempito il palazzo arcivescovile messo a disposizione da Mons. Pennisi, guida spirituale dell’associazione.
All’incontro hanno reso una loro testimonianza il Procuratore Generale di Caltanissetta Lia Sava, il Sostituto Procuratore di Santa Maria Capua Vetere Anna Ida Capone, l’assessore regionale alla pubblica istruzione e formazione Roberto Lagalla. Presente anche il giornalista Rai Pino Nazio, che ha moderato l’evento. Dinanzi ad una platea di ragazzi e insegnanti è stata più volte ricordata l’importanza della formazione scolastica, base di partenza per la lotta contro le ingiustizie.
“Nel nostro paese c’è la necessità di riscoprire il senso della legalità e della moralità – ha spiegato Mons. Pennisi -, con il necessario contributo di tutte le parti civili, religiose, politiche, scolastiche. Ma inizia dalla scuola il contrasto alla illegalità, al bullismo, al cyberbullismo, e lo si fa facendo il proprio dovere ogni giorno, non tramite azioni straordinarie ma ordinarie”. Pennisi si è soffermato sulla differenza tra peccato e corruzione.
“Peccatori si corrotti mai” è il titolo del libro, scritto a quattro mani da Mannino e Sardisco, che prende spunto dal magistero di Papa Francesco. “Per il peccato – spiega Pennisi – c’è sempre il perdono, ci si può rivedere, la corruzione invece è una malattia cronica dalla quale occorre guarire attraverso un lungo cammino. Perché il corrotto non si rende conto del male, e pensa che stia facendo del bene, il suo”. Pennisi ha ricordato anche come papa Francesco sia intervenuto spesso su questa tema: “La corruzione è come la droga, si comincia dalla bustarella per arrivare all’assuefazione costituita dalla tangente. Una piaga sociale che va curata, come per una malattia. Non è sufficiente perdonare. La corruzione non sempre porta alla mafia, ma se c’è mafia c’è certamente corruzione. L’abitudine al peccato è la radice della corruzione, che è uno stato al quale ci si abitua.
Ciascuno di noi – ha concluso l’arcivescovo – oggi prende l’impegno a vivere nella legalità, che significa vivere una vita felice, bella”. Il procuratore Lia Sava ha raccontato l’episodio del pentimento di Gaspare Spatuzza: “Il mio è stato un pentimento travagliato, raccontava Spatuzza, cominciato quando ho sparato a Padre Puglisi e lui mi ha guardato con occhi pieni di amore. Ho scelto da decenni di occuparmi di lotta alla mafia, sono cattolica, cristiana, praticante, cerco di coniugare il mio ruolo di magistrato con la mia fede. Su può sbagliare, peccare, nella vita quotidiana si commettono errori. Ma senza la richiesta di perdono rivolta al Dio misericordioso e senza l’apertura ai valori della legalità, non c’è speranza. Anche i più efferati mafiosi a un certo punto si sono pentiti”. E rivolta ai ragazzi: ”Non smettete di sognare. I vostri sogni sono l’essenza della speranza di questo paese”.
Anche l’assessore Lagalla ha sottolineato come in un percorso di legalità il binario corretto da seguire sia quello della cultura, della formazione, dell’acquisizione della conoscenza, “che rende le persone libere e responsabili, e facilità la possibilità di dire no alle scorciatoie nefaste. Solo un popolo di maestri può vincere la sfida futura della legalità.
Se la magistratura costituisce il pronto soccorso della legalità, noi dobbiamo assicurare una crescita culturale per prevenire l’illegalità e la corruzione. Niente all’interno della scuola è di secondaria importanza, perché ogni nostro atto o esempio costituisce un modello per i nostri giovani e ha ricadute importanti e significative sul futuro di ciascuno. Etica e estetica – ha concluso l’assessore – vanno di pari passo. Se viviamo nel bello siamo meno tentati a violentarlo”.
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