Nell’anno in cui Palermo è stata nominata Capitale Italiana della Cultura, il Festival che più ha lavorato in questi ultimi dodici anni alla riscoperta della città, decide di riversare la sua esperienza nel Nord Italia, in collaborazione con la Fidam, la Federazione italiana Amici dei musei. È Le Vie dei Tesori, il progetto che l’anno scorso ha portato a Palermo 300 mila visitatori, con una ricaduta turistica sulla città di oltre 3 milioni di euro e una moltiplicazione esponenziale di visitatori in tutti i luoghi coinvolti; un Festival nato dalla caparbia volontà di un gruppo di giornalisti e operatori culturali, convinti che si possa trasformare una città in un enorme museo diffuso. E che questo modello possa generare una rete virtuosa tra pubblico e privato per la riconsegna dei luoghi ai visitatori e per il contributo alla nascita di un’offerta turistica basata sulla narrazione e l’esperienza.
Il Festival, nato dodici anni fa a Palermo per celebrare i duecento anni dell’Ateneo e diventato nel tempo un progetto di innovazione sociale incardinato nell’associazione Le Vie dei Tesori Onlus, quest’anno si è esteso a tutta la Sicilia e adesso, dal 20 ottobre, avvia il suo progetto-pilota a Milano, Mantova e in uno splendido comprensorio della Valtellina legato alle memorie di Ludovico Ariosto. Per due weekend, saranno aperti, narrati e messi in rete trenta luoghi di interesse monumentale, artistico, storico, naturalistico, molti dei quali aperti soltanto in questa occasione. Un progetto che ha il patrocinio del Comune di Milano, del Comune di Mantova, dei Comuni della Valtellina, e che vede partner a Milano l’Associazione Amici del Museo Poldi Pezzoli, a Mantova l’Associazione Amici di Palazzo Te e dei Musei mantovani, in Valtellina l’Associazione Bradamante. Con loro una rete di decine di enti pubblici, Università, Fondazioni private, scuole e associazioni.
Se Milano ritroverà la sua anima antica, andrà per chiese barocche o riaprirà la memoria della peste, Mantova proporrà luoghi inediti, aprendo le stanze blindate dei musei o rintracciando insolite collezioni personali. In Valtellina si potrà andare per borghi e palazzi alla ricerca dei personaggi dell’Orlando Furioso, tra opere d’arte rinascimentali e moderne, ispirate al celebre poema dell’Ariosto.
Oggi la presentazione alla Stampa Estera di Milano, introdotta da un saluto video del sindaco di Palermo Leoluca Orlando. “Milano è spesso sconosciuta agli stessi milanesi che attraversano una piazza, superano un giardino storico o un gioiello autenticamente barocco come la chiesa di Sant’Alessandro, e non si rendono conto della bellezza che hanno dinanzi – dice il presidente della Fidam, Italo Scaietta, al fianco del vicepresidente Aldo Citterio – Il racconto de Le Vie dei Tesori servirà a far scoprire la città”. Dello stesso avviso l’assessore al Patrimonio UNESCO di Mantova, Paola Nobis che ha annunciato l’apertura dei depositi di Palazzo Te, di solito non visitabili, o il recupero dell’antica area di San Nicolò, passato da cimitero ebraico ad ex campo di concentramento. Silvana Onetti, per l’Associazione Bradamante, ha invece parlato dello stranissimo itinerario valtellinese sulle tracce delle rappresentazioni figurative dell’Orlando Furioso, presenti in almeno tre palazzi storici del comprensorio. Presente anche Manuela Rosignoli, per PianoCity che ha invece seguito il percorso inverso de le Vie dei Tesori, visto che da due anni è sbarcato a Palermo, dove ha appena chiuso una seconda edizione molto partecipata. “Le Vie dei Tesori si basa su una certezza, che i luoghi abbiano il bisogno di essere raccontati – spiega il presidente dell’associazione Le Vie dei Tesori Onlus, Laura Anello -. Noi a Palermo lo facciamo da dodici anni e ad ogni edizione il successo cresce, aumenta il pubblico, i siti fanno a gara per esserci, anche i musei solitamente aperti con una loro programmazione. Il sito inedito trascina il conosciuto, e viceversa. Funziona la rete, pubblico e privato, insieme”.
A Palermo è in corso fino al 4 novembre la dodicesima edizione del Festival, progetto istituzionale di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018. In città sono visitabili 130 luoghi e si svolgono oltre 100 eventi spalmati su cinque fine settimana, c’è un Itinerario contemporaneo tra le gallerie d’arte e le case studio, il pubblico partecipa a oltre 100 tour d’autore condotti da esperti, c’è un Festival Kids a misura di bambini e di scuole. La manifestazione si chiude con una Notte bianca gratuita lungo il percorso arabo normanno dell’UNESCO in collaborazione con la Fondazione Unesco Sicilia. Soltanto nel primo weekend, appena chiuso, i visitatori sono stati oltre 36 mila. Che si aggiungono agli oltre 70 mila visitatori totalizzati nell’edizione “extra Palermo” che si è svolta in tre settimane di settembre in otto città della Sicilia (Agrigento, Caltanissetta, Messina, Siracusa, Trapani, Ragusa, Scicli, Modica). Il 19 ottobre si aprono le porte a Catania, con un itinerario straordinario di 32 luoghi.
La formula è semplice, anche se gli economisti e i docenti di Scienze del Turismo la studiano come un prodotto innovativo di marketing integrato: i siti vengono narrati attraverso uno storytelling coinvolgente proposto da volontari e studenti, vengono messi in rete su unico portale (www.leviedeitesori.it) e sono visitabili attraverso un unico strumento di visita: si tratta un coupon dotato di QR code, come una carta d’imbarco, che si acquisisce on line su un’avanzata piattaforma di booking e di ticketing e che viene “smarcato” agli ingressi fino a esaurimento del suo valore. I grandi attrattori trascinano i piccoli, i muri tra luoghi di diverse titolarità si abbattono, la città si legge come un’unica narrazione attraverso un fitto gioco di rimandi che lega chiese, musei, giardini, terrazze, conventi. I cittadini si riappropriano della propria storia, i turisti trovano una città tutta aperta e raccontata.
Nell’edizione nazionale si è scelto di fare valere i coupon per tutto il comprensorio, in una logica di rete. Non si tratta di un biglietto, ma di un fundraising che serve a sostenere tutta la manifestazione, che non gode di finanziamenti pubblici stabili. Il coupon da 10 visite vale 18 euro, quello da 4 visite vale 10 euro, visita singola 3 euro, visita su prenotazione 4 euro. I coupon non sono individuali, ma possono essere utilizzati da più persone. Nell’edizione-pilota Milano, Mantova e Valtellina potranno essere acquisiti anche sui luoghi e non solo on line.
A Palermo Le Vie dei Tesori è la più grande manifestazione dedicata alla promozione del patrimonio culturale della città, sotto l’egida negli anni delle più alte istituzioni dello Stato (Presidenza della Repubblica, Camera, Senato, Ministero dei Beni Culturali). Quest’anno il Festival è inserito nelle manifestazioni a massimo richiamo turistico dell’assessorato regionale al Turismo, è iniziativa direttamente promossa dell’assessorato regionale ai Beni Culturali, è incluso nelle manifestazioni dell’Anno Europeo del Patrimonio culturale e nel programma ufficiale di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018. A marzo il festival è stato scelto dai giornalisti della stampa turistica come esempio di creatività: e ha vinto così i #WinningIdeasOutdoor Awards, assegnati durante l’Outdoor Expo di Bologna.
MILANO
Milano mostra la sua anima nascosta. Le Vie dei Tesori, con la partnership degli Amici del Museo Poldi Pezzoli, si immerge tra chiese e cappelle, ritrova i lasciti della ferma mano dell’arcivescovo Carlo Borromeo; attenta al culto dei morti, Milano riscopre i luoghi marchiati a fuoco dalle peste. Dieci luoghi che vanno di pari passo con i mutamenti del gusto: dalla delicata Cappella Grifi di San Pietro in Gessate, affrescata, che nasconde l’impressionante e realistica statua tombale di Ambrogio Grifi; alla “Cappellina dei morti”, con il suo ossario, nella chiesetta dei Santi Giovanni Battista e Carlo Borromeo al Fopponino dove riposa Margherita Barezzi, prima moglie di Giuseppe Verdi; la chiesa di San Raffaele Arcangelo a due passi dal Duomo che è riuscita a resistere nel secoli all’avanzata del cemento, oppure Sant’Alessandro che nasconde due confessionali interamente rivestiti da pietre dure intagliate. E se nelle pieghe di San Carlo al Lazzaretto (appena restaurato) si legge ancora il dolore dei malati di peste, a San Sebastiano si cercano le tracce dell’inedita struttura cilindrica disegnata a fine ‘500 da Pellegrino Tibaldi per ovviare alla mancanza di spazio e di fondi.
Lasciate le chiese, ci si può immergere nelle fondazioni private della città dei professionisti: per scoprire quello straordinario collezionista che fu Emilio Carlo Mangini che ha riunito tutti gli oggetti di uso quotidiano nei secoli; o l’architetto Piero Portaluppi che è riuscito a mettere insieme un interessantissimo archivio che racconta la storia dell’architettura italiana e che a un certo punto della sua carriera incontrò (e ne sposerà la nipote) Ettore Conti, mecenate e genio nella gestione dell’energia elettrica. Sarà Portaluppi a restaurare molti siti su spinta e finanziamento di Conti: le loro tracce sono in un giardino romantico in via Saffi. E per chiudere la giornata, ecco Palazzo Lurani Cernuschi dove ci si ritroverà immersi tra orologi, di ogni forma, dimensione e tipo, e tra strumenti musicali fuori ordinanza, come carillon o autopiani, l’antesignano del juke box.
MANTOVA
Mantova mette invece insieme una serie di luoghi in gran parte inediti. Di solito, infatti non è facile entrare nelle stanze blindate di Palazzo Te, dove sono custodite numerose opere di artisti di livello internazionale, oppure scoprire che la Fondazione Banca Agricola Mantovana possiede una bellissima collezione di arte contemporanea. O recarsi a Palazzo Magnaguti e meravigliarsi di fronte a una splendida scala in marmo, che riproduce in piccolo quella michelangiolesca nella Biblioteca Laurenziana a Firenze. E rintracciare, a Casa Gueresi, le mani del compositore che corrono sul piano, sempre disponibile per chiunque voglia suonare: lo faranno (dalle 16 alle 18 nei giorni di visita) i musicisti Carlo Cantini, Massimo Repellini, Massimo Pirotti e Andrea Goretti. Se invece si è amanti della lirica, non si può mancare l’appuntamento con Rocchetta di San Giorgio, dove sembrerebbe che Giuseppe Bertoja, lo scenografo del primo “Rigoletto” verdiano, abbia ambientato la locanda di Sparafucile. Volete andar per chiese? I francesi portarono via la bellissima pala d’altare del Mantegna della Madonna della Vittoria (oggi esposta al Louvre), ma non si accorsero del ciclo di affreschi appena ritrovato: Le Vie dei Tesori permetterà di visitarlo. Se invece si cerca il silenzio dei chiostri, fa per voi il brolo delle Chiodare, dentro il Circolo Ufficiali, dove un tempo si ritiravano in preghiera le Orsoline. A San Nicolò sembrerà di ascoltare i pianti delle famiglie ebree: nel ‘400 era il cimitero della comunità, durante i rastrellamenti, divenne un campo di concentramento per i militari catturati al fronte. Nella villa liberty che un tempo fu di Tazio Nuvolari, è invece impossibile trovarne le tracce, visto che poi divenne sede della Croce Rossa e ufficio della Asl. Mantova, tra i suoi primati, possiede anche quello di ospitare il quotidiano più antico d’Italia: 350 anni di storia, che si possono ripercorrere nel museo dedicato al quotidiano, che espone anche una copia perfetta della prima copia della Gazzetta pubblicata: anno di grazia, 1665.
In tutti i luoghi, le visite sono condotte dai volontari e dagli studenti di numerosi istituti mantovani. Partecipano i ricercatori e gli studenti del Politecnico – Facoltà di Architettura – Polo di Mantova; gli studenti del Liceo artistico Giulio Romano, del Liceo Scientifico Belfiore e del Liceo Classico Virgilio; i Giovani Amici di Palazzo Te e Musei Mantovani.
VALTELLINA
In Valtellina aprono le porte i tesori di borghi storici che oggi godono di una loro vivacità culturale, e incantevoli nuclei rurali in cui tempo sembra essersi fermato. Antico crocevia d’Europa, la ricchezza del commercio di transito generò in Valtellina ciò che rimane di un ricco patrimonio storico, artistico e architettonico. Nel Rinascimento, sotto il dominio grigione che consentiva la convivenza tra religione cattolica e protestante, fu rifugio di molti riformati e letterati; ciò contribuì allo sviluppo di una cultura umanistica di cui sopravvivono le testimonianze negli archivi, nelle biblioteche e in diversi cicli affrescati nelle chiese e nei palazzi con temi religiosi, letterari e soggetti classici. Singolare la fortuna figurativa dell’Orlando Furioso, che si ripete in diversi edifici monumentali, soggetto scoperto e valorizzato negli anni recenti con spettacoli e mostre dedicate,tra cui durante il festival, in chiusura del V centenario della pubblicazione dell’Orlando furioso, un focus su Pio Rajna, uno dei suoi massimi studiosi. Al grande filologo di origine valtellinese, legato da lunga amicizia a Giuseppe Pitrè, è intitolata la Biblioteca di Sondrio.
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