Il ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli è arrivata nella scuola Falcone, che si trova nel quartiere Zen a Palermo, dove nei giorni scorsi è stato distrutto il busto che raffigurava il giudice Giovanni Falcone ucciso dalla mafia insieme agli agenti della scorta e alla moglie Francesca Morvillo.
Ad accoglierla sono stati alcuni precari della scuola, tra gli applausi. Il ministro ha scelto di fare tappa nell’istituto nel giorno del 25simo anniversario della strage di via D’Amelio, dove persero la vita il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della scorta.
Al posto del busto in gesso ubicato all’ingresso della scuola che ritraeva Falcone, è stata collocata una foto in bianco e nero del magistrato.
Prima di recarsi alla scuola, il ministro è stata in via D’Amelio, dove ha detto: “Fiammetta lo ribadisce, la ricerca della verità è un atto dovuto, dobbiamo andare avanti, non bisogna avere paura a tenere la memoria viva, occorre vivere nel rispetto delle diversità e nella legalità”.
“Dopo lo Zen, lo sfregio alla lapide del giudice Livatino è un altro atto vigliacco di persone che hanno paura perché vedono che aumentano le famiglie che scelgono di vivere nella legalità e che scelgono l’istruzione. Sanno che questo vuol dire avere cura anche del proprio territorio, della propria scuola, perché più avanza la legalità e più indietreggia il malaffare” ha detto il ministro.
Ad accogliere il ministro, in via D’Amelio, il sindaco Orlando che ha detto: “25 anni in fa i palermitani avevano paura e vergogna perché c’era la mafia e perché la mafia assumeva troppe volte il volto dello Stato, il volto delle Istituzioni. Oggi dopo 25 anni sono gli incivili che danneggiano le immagini dei martiri della giustizia ad avere vergogna e paura per il netto cambio culturale che ha assunto questa città. Palermo è profondamente cambiata, resta ancora però la ricerca di verità e giustizia. È certamente una vergogna che falsi pentiti, silenzi imbarazzanti e depistaggi abbiano, nei vari processi che riguardano la strage di via D’Amelio, impedito che si facesse verità e giustizia, finendo con il far passare una sorta di convinzione, che esiste una specie di sostenibilità giudiziaria che consente di colpire entro un certo livello. La sostenibilità giudiziaria, che di fatto si è realizzata in questi anni con i vari depistaggi e processi bis, ter con riferimento alla strage di via D’Amelio, rappresenta una sorta trattativa stato mafia strisciante che di certo offende i martiri della giustizia e offende il popolo palermitano, che ha dimostrato e dimostra ogni giorno che Palermo è cambiata e indietro non si torna”.
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