La già fragile economia della Sicilia è messa a dura prova dalla pandemia covid-19. Abbiamo il livello di occupati più basso d’Europa ed un livello di disoccupazione stimato oltre il 20 per cento. Un dramma sociale, amplificato dalla lettura dei dati che riguardano l’universo dei giovani: per quelle fasce d’età, la nostra Sicilia ha un tasso di disoccupazione attorno al 50 per cento. Per questa “infezione” da oltre un trentennio non si trovano cura e vaccini.
Così, oggi, con il lockdown causato dal Covid, la nostra terra è una vera e propria polveriera pronta ad esplodere. Ad una vasta platea degli “emarginati” siciliani non toccherà neanche il bonus da 600 previsto dal decreto “Cura Italia”. E che dire dei tanti a cui da qui a breve andranno a scadere gli ormai sempre più leggeri ammortizzatori sociali. Vogliamo fingere di non sapere che per sbarcare il lunario, una moltitudine di persone lavora in nero? In molti, sono “costretti”, secondo me, a vivere questa modalità che non offre di regola alcuna cintura di protezione o alcun sostegno. Suona come l’ulteriore beffa, perciò, l’esclusione degli ultimi dalla platea dei benefici.
Questa bomba ad orologeria sociale, oltretutto, sembra essere fomentata dalle reti social, dove proliferano gruppi dalla matrice violenta, ad un passo quasi dalla strategia eversiva. Così, sono da prendere estremamente sul serio gli alert lanciati dal sistema di sicurezza nazionale. In questo contesto, oltretutto, con una profondità geografica che attraversa un buon pezzo del nostro Sud, potrebbe facilmente inserirsi la criminalità organizzata. Le conseguenze non sono immaginabili. Di sicuro, non è azzardato ritenere a rischio la tenuta del Sistema Paese. A me sono tornate in mente le manifestazioni di protesta di operai e lavoratori, in piazza a favore di Cosa Nostra. E’ un rischio che non possiamo correre, in questo momento di fragilità,
C’è un altro aspetto da sottolineare: la recrudescenza di queste tensioni obbliga lo Stato a schierare le forze dell’ordine in chiave antisommossa. Di questi tempi, di certo non per colpa delle istituzioni, è uno spreco enorme di risorse e di tempo. Io sono convinto che una soluzione esista. Servono segnali concreti per la platea di quelle genti disperate. Serve una strategia “helicopter money” per tutti coloro che sono in difficoltà. Senza pastoie burocratiche e soprattutto senza perdite di tempo. Soltanto così possiamo evitare il rischio che un’intera fascia sociale venga contagiata dal virus criminale.
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