Non si tratta di una presa di posizione politica e nemmeno di una sfida al sindaco ma gli ufficiali d’anagrafe del comune di Palermo non terranno conto delle disposizioni del primo cittadino e applicheranno il Decreto Sicurezza.
Gli addetti alle iscrizioni non firmeranno le iscrizioni dei richiedenti asilo e di chi ha i permessi di soggiorno per motivi umanitari. Gli impiegati del servizio Anagrafe però decidono di prendere tempo e di raccogliere ma non protocollare le richieste dei migranti che si sono recati in viale Lazio per chiedere l’iscrizione. Ne dà notizia il Giornale di Sicilia di oggi. I dipendenti comunali in questi giorni, come era stato anticipato due giorni or sono da BlogSicilia, si stanno limitando solamente a prendere degli appuntamenti ‘per discutere con gli interessati la questione’.
La questione delicata e riguarda il suolo dei funzionari d’anagrafe. Si tratta sì di dipendenti comunali ma essi sono incaricati con decreto prefettizzio a svolgere il compito di ‘pubblico ufficiale d’anagrafe’. Disattendere una norma nazionale in vigore o assumere scelte contrarie a tale norma li esporrebbe al reato di abuso d’ufficio.
Il dirigente del servizio, Maurizio Pedicone, aveva dichiarato l’intenzione di applicare la direttiva di Orlando. E adesso arriva anche una nota ufficiale: Con riferimento a quanto pubblicato oggi dal Giornale di Sicilia circa la mancata registrazione al protocollo di istanze per la residenza da parte di cittadini stranieri, il Capo Area Maurizio Pedicone chiarisce che “nei giorni scorsi e per un numero limitato di casi, a seguito delle note vicende che hanno determinato incertezza sul piano giuridico e normativo, gli uffici competenti hanno proposto agli utenti un successivo appuntamento personale per la registrazione delle istanze”.
“Ovviamente, tanto i cittadini stranieri quanto i cittadini italiani che volessero depositare al protocollo istanze di qualsiasi tipo possono farlo in qualsiasi momento per l’avvio della fase istruttoria che terminerà con accettazione o diniego entro i tempi previsti dalla normativa, previa, ove necessaria, interlocuzione con l’utente interessato”.
Per il sindaco non si tratta, comunque, di una sconfitta o almeno non del tutto. L’esistenza di una diatriba favorisce il ricorso giudice, unica autorità che può decidere per la disapplicazione o per la conferma della legittimità delle disposizioni contenute nel Decreto Sicurezza
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