Il disagio ormai cronico degli ultimi a Palermo. Il Sunia, sindacato degli inquilini lancia l’allarme sul disagio sociale della città ponendo l’accento sul fatto che ci sono decine di famiglie e di cittadini che restano sempre invisibili alle misure lente e, forse spesso inadeguate. Il sindacato poi sottolinea che la moltiplicazione degli organismi ed enti impegnati alla distribuzione alimentari, più o meno volontari, creano solo confusione ed incertezze.
Il Sunia porta l’esempio di Sara, una ragazza di 24 anni, mamma single di un bambino di 4 anni. Prende un assegno di reddito di cittadinanza da 140 euro mensili, perché risulta ancora residente con i genitori pensionati. La donna ha presentato l’istanza per l’iscrizione anagrafica nel novembre del 2018 ma deve aspettare ancora perdendo cosi anche gli aiuti economici nazionali, regionali e comunali. Tra gli “invisibili” c’è anche lo zio Mariano, pensionato con un figlio minore per il quale perde tutti i sussidi economici, e forse un anno di scuola, , i casi simili a quello di Sara e lo zio mariano sono decine in tutta la città.
“A cosa serve una moltiplicazione degli organismi – si chiede il Sunia -, come quelli proposti nel piano Sud 2030, se poi è l’amministrazione stessa a svuotare questi di compito e di competenza, è avvenuto con l’osservatorio per l’emergenza abitativa, reso quasi unicamente organismo di testimonianza, come è avvenuto per l’agenzia sociale per la casa, la quale avrebbe dovuto avere un ruolo determinante nella gestione del disagio legato alla pandemia, invece è stata del tutto marginale al limite della inesistenza”.
Il sindacato quindi ha chiesto alla politica tutta, a partire dai governi della città, di “incarnare la democrazia, ed agire nel concreto di conseguenza, l’autosufficienza della politica è residuale di una cultura passata e per fortuna sconfitta, l’approvazione da parte del consiglio comunale del regolamento politiche sociali, sorpassando il confronto nel merito con il sindacato ha il sapore amaro di una regressione culturale”.
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