I giudici di corte d’assise di Palermo seconda sezione presieduta da Vincenzo Terranova hanno stabilito che il casolare appartenuto alla famiglia del boss Gaetano Badalamenti rimarrà al Comune di Cinisi, difeso dall’avvocato Antonio Ruffino, che dovrà dare, in solido con l’agenzia dei beni confiscati, 71.000 euro agli eredi e cioè Leonardo Badalamenti, Vito Badalamenti e Teresa Vitale.
Nel 2020 una sentenza aveva stabilito di restituire l’edificio al secondogenito del boss, Leonardo Badalamenti. Si chiude in primo grado la vicenda del casolare al centro di una lotta tra il comune di Cinisi, difeso dall’avvocato Antonio Ruffino, e gli eredi di Gaetano Badalamenti. Secondo i legali che hanno assistito gli eredi, Baldassare Lauria, Antonino Ganci, Dazio Falzone e Alessandro Ticli, nel provvedimento di confisca fu commesso effettivamente un refuso, che riguardava però un’altra particella, la 474, riportata invece come 174.
Un errore che venne corretto dalla Corte d’Assise il 10 aprile del 2014. Nel provvedimento viene anche inserita la particella la particella 134 col casolare, mai menzionata prima negli atti.
Con la sentenza del 2 luglio 2020 si prendeva atto dell’errore legato alla particella 134, inserita senza alcun motivo nel patrimonio da confiscare ai Badalamenti.
I giudici dispongono quindi che il casolare – che non era mai stato oggetto di sequestro – sia riconsegnato agli eredi del boss. Adesso il ricorso del Comune è stato accolto e si è arrivata alla sentenza con la quale gli eredi vengono risarciti.
Poi si solleva un polverone, anche perché Leonardo Badalamenti – forte della sentenza – va al Comune di Cinisi per rientrare in possesso dell’edificio e va pure dai carabinieri per chiedere un loro intervento.
Alla fine forza anche la serratura del casolare, visto che tutti gli negano il diritto di accedere. Nasce un aspro battibecco con il sindaco Giangiacomo Palazzolo che rivendica la proprietà del casolare ed anche uno scambio di denunce. Su questa vicenda c’è un procedimento aperto a Trapani.
La storia dello scontro sul casolare inizia a luglio del 2020 la Corte d’Assise si accorge di un errore di trascrizione del numero di una particella e, mentre conferma la confisca di molti altri beni dei Badalamenti, per il casolare di contrada Uliveto dispone la revoca del provvedimento e la restituzione dell’immobile al proprietario.
A gennaio dell’anno scorso, quando ormai il provvedimento era definitivo da 6 mesi e nessuno lo aveva neppure impugnato, il sindaco di Cinisi, Giangiacomo Palazzolo, decide di assegnare l’immobile alla onlus “Casa memoria” e consegna le chiavi a Giovanni Impastato, fratello di Peppino, ucciso a maggio del 1978 – secondo una sentenza di primo grado su mandato proprio di don Tano, il padre di Leonardo Badalamenti – e alla nipote Luisa.
Più volte Badalamenti, seguendo la legge, ha provato inutilmente a rientrare in possesso dell’edificio. Anche attraverso un ufficiale giudiziario e sulla scorta di un’ulteriore sentenza del tribunale civile. Adesso la sentenza della corte d’assise.
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