Il magistrato di Sorveglianza di Milano ha revocato la detenzione domiciliare per Francesco Bonura, imprenditore palermitano condannato per mafia, in applicazione del decreto antimafia approvato in Consiglio dei ministri lo scorso 9 maggio. L’iniziativa è stata intrapresa dal Dipartimento amministrazione penitenziaria del ministero della Giustizia.
Per Bonura era scattata la scarcerazione legata a gravi motivi di salute manon all’emergenza Covid19. Almeno questo sosteneva nei giornid elle polemiche l’avvocato Giovanni Di Benedetto, legale del boss Francesco Bonura, sulla decisione del tribunale di sorveglianza di Milano.
“Ho letto e sentito sulla vicenda Bonura affermazioni improprie e strumentali che obliterano il caso concreto – dice l’avvocato Di Benedetto -. A fronte di una condanna pari a 18 anni e 8 mesi a Bonura restano da scontare, considerati i maturandi giorni di liberazione anticipata, meno di 9 mesi di carcere. Nel contesto della lunga carcerazione il Bonura ha subito un cancro al colon, è stato operato in urgenza e sottoposto a cicli di chemioterapia; di recente i marker tumorali avevano registrato una allarmante impennata. Se a tutto ciò si aggiunge, come si deve, l’età (Bonura ha 78 anni) ed i rischi a cui lo stesso, vieppiù a Milano, era esposto per il Coronavirus risulta palese la sussistenza di tutti i presupposti per la concessione del differimento della pena nelle forme della detenzione domiciliare in ossequio ai noti principi, di sponda anche comunitaria, sull’umanità che deve sottostare ad ogni trattamento carcerario”.
“Del tutto errato è altresì il riferimento al recente decreto ‘Cura Italia’ – conclude il legale – che non si applica al caso di specie e che non ha nulla a che vedere con il differimento pena disposto per comprovate ragioni di salute e sulla base della previgente normativa. Ogni vicenda va affrontata nel suo particolare altrimenti si rischia di scadere in perniciose e inopportune generalizzazioni che alterano la realtà”.
Quindi motivi di salute gravissimi e non le nuove norme sull’emergenza Coronavirus nelle carceri hanno indotto il magistrato di sorveglianza a concedere i domiciliari a Francesco Bonura, imprenditore mafioso palermitano, coinvolto nell’inchiesta Gotha che svelò i suoi legami col boss Antonino Rotolo.
I giudici avevano accolto l’istanza del suo avvocato che ha provato attraverso una serie di consulenze mediche il gravissimo stato del capomafia ultrasettantenne. Il magistrato ha deciso un differimento dell’esecuzione della pena (Bonura stava scontando una condanna definitiva) dunque per motivi di salute, a causa di un tumore al colon per il quale è stato sottoposto a un intervento chirurgico.
Al boss, con la liberazione anticipata, restavano da scontare 9 mesi. Nel provvedimento si accennava anche “all’attuale emergenza sanitaria e al correlato rischio di contagio indubitabilmente più elevato in un ambiente ad alta densità di popolazione come il carcere”.
Non sono ancora noti invece i motivi della scarcerazione di un altro mafioso: Pino Sansone, anche lui imprenditore, tra i nuovi vertici della mafia del dopo Riina. Il tribunale del Riesame di Palermo non li ha ancora depositati.
Nell’istanza dei suoi avvocati si faceva riferimento all’età avanzata del boss, che è in custodia cautelare e non in espiazione pena, e ai suoi problemi di salute che potrebbero aggravare i rischi che contragga il coronavirus.
Adesso, però, è scattata la revoca di quel provvedimento in base al decreto antis carcerazioni covid19 voluto dal Ministro Bonafede
Ai domiciliari era finito con motivazini analoghe anche il mafioso monrealese Santo Porpora che ha anche beneficiato di uno sconto di pena, per il “trattamento inumano” sofferto in carcere.
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