Con la cultura si mangia. E non solo: si crea anche occupazione e valore aggiunto per l’economia. Ne sono certi i giovani industriali di Confindustria che proprio su questo argomento hanno organizzato un convegno in programma sabato 21 alle 9,30 a Palazzo dei Normanni a Palermo. Il tema è “Il bello dell’impresa – Quanto vale la cultura?” e vedrà intervenire esperti e imprenditori che affronteranno, anche con testimonianze personali, come è possibile fare business grazie all’industria culturale e creativa e come questa abbia fortissime ricadute positive sul territorio.
«Il nostro Paese – spiega Riccardo Di Stefano, vicepresidente nazionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria – ha un bagaglio tale in questo settore che lo rende tra i più competitivi al mondo nonostante la dimensione ridotta delle imprese del settore. Basti pensare a cosa sono in grado di fare il comparto della moda, dell’arte, del turismo e del design».
Di Stefano, perché affrontare questo tema?
«Vogliamo analizzare come e quanto il settore culturale incide sull’economia dell’Italia e per farlo abbiamo messo insieme esperti, imprenditori e operatori che potranno portare la propria testimonianza da più punti di vista. Nelle tre tavole rotonde del convegno parleremo delle prospettive di crescita dell’industria culturale, di mecenatismo e del rapporto tra turismo, arte e territorio».
La domanda è un po’ retorica: c’è davvero margine di crescita per il settore?
«Ci sono infinite opportunità di business in questo ambito, con possibilità di investimenti e di creazione di occupazione e di utili. Ma non solo: investire nella cultura significa anche contrastare l’illegalità, creare sviluppo sociale e incentivare attività ecosostenibili».
Il convegno affronterà anche il tema del mecenatismo. In Italia i casi di questo genere non sono tantissimi, in Sicilia ancora meno. C’è veramente spazio per operazioni del genere?
«In realtà in Sicilia ci sono esempi bellissimi di mecenatismo. Penso al notaio Bartoli che ha realizzato il Farm cultural Park a Favara, in provincia di Agrigento, oppure a Valsecchi che si innamora di Palazzo Butera a Palermo e investe su questo immobile di pregio per ristrutturarlo e farne non solo un museo privato aperto al pubblico ma anche una sede di collaborazioni internazionali. Un terzo esempio è la Fondazione Sicilia che ha recuperato un immobile abbandonato, Palazzo Branciforte, creando al suo interno un museo, un centro convegni e un ristorante nel cuore di Palermo».
Chissà se ce ne saranno degli altri.
«Sicindustria intende spingere sempre di più gli imprenditori a investire sull’arte e sui propri territori».
Cosa si potrebbe fare?
«Le cose da fare sono tantissime, di sicuro si può investire nei palazzi abbandonati nel centro storico di Palermo per creare delle realtà culturali ma allo stesso tempo facendo delle remunerative operazioni immobiliari. Sempre a Palermo c’è uno dei simboli della città, Castello Utveggio, in stato di abbandono che se correttamente valorizzato potrebbe offrire grandi opportunità. Poi in Sicilia mancano un acquario, un centro congressi, un mega-museo di grande riconoscibilità, totalmente digitalizzato e che attiri turisti».
A proposito di investimenti, in questi giorni si parla della creazione di un parco della Disney a Termini Imerese.
«Un’ipotesi che accogliamo con grande entusiasmo: speriamo che il governo regionale sfrutti questa opportunità e noi siamo a completa disposizione per supportare l’operazione. Sarebbe il rilancio non solo di una città, Termini Imerese, che è allo stremo, ma anche di un intero distretto».
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