“Un’organizzazione orizzontale con più capi”, così le ha definite le bande degli spaccaossa il capo della squadra mobile di Palermo Rodolfo Ruperti.
E i capi erano tre i capi che gestivano le maxi truffe alle assicurazioni con vittime ferite e menomate dalle squadre di picchiatori, che inscenavano i falsi incidenti stradali.
Pochi spiccioli per le vittime che a volte neanche ricevevano, un giro di soldi di circa 2 milioni di euro a Giovanni Napoli, 44 anni, detto fragolina. L’uomo non solo gestiva le pratiche di risarcimento, ma era anche operativo e se il caso spaccava anche lui le ossa.
“In una sola notte anche sette persone venivano menomate. I casi che abbiamo ricostruito sono numerosi”, aggiunge Ruperti . Insieme a Napoli a guidare l’organizzazione anche Antonino Di Gregorio, 44 anni, e a Domenico Schillaci, titolare del bar “Dolce Vita” di via Brunelleschi a Palermo, che viaggiava a bordo di una Porsche ed era proprietario di un gommone fuoribordo e di una potente moto.
“I beni sono in fase di quantificazione – afferma Cosmo Virgilio comandante del nucleo economico e finanziario della Guardia di Finanza – Stiamo proseguendo nelle perquisizioni e nei sequestri.
La maxi inchiesta con oltre 250 indagati è stata coordinata dai sostituti procuratori Daniele Sansone, Alfredo Gagliardi, Francesca Mazzocco e Andrea Zoppi e dagli aggiunti Sergio Demontis ed Ennio Petrigni.
I tre capi Giovanni Napoli, Antonino Di Gregorio e Domenico Schillaci, “i vampiri come venivano definiti nel carcere Lorusso”, ha detto il commissario della polizia penitenziaria Giuseppe Rizzo, si erano suddivisi la città in tre zone.
Ed è stato proprio dal carcere da quanti erano stati arrestati lo scorso agosto che sono arrivati dichiarazioni importanti per iniziare le indagini per questo secondo filone. “Sono state circa 300 le persone che hanno accettato di farsi menomare per poche centinaia di euro, alcune più volte in un anno, altre con più lesioni per volta – afferma Rodolfo Ruperti capo della squadra mobile – Un sabato sera in un pronto soccorso c’erano sette casi di spaccaossa contemporaneamente”.
Le vittime non erano da sole nella sala d’emergenza erano assistiti e controllati dai componenti della banda per accertare che tutto filasse liscio. “Grazie alla sensibilità degli uomini della squadra mobile – aggiunge Ruperti – cinquanta vittime hanno accettato di collaborare”.
“Mi state ammazzando… aiuto mi state ammazzando… la gamba…”. A gridare come si legge nelle intercettazioni e una delle vittime Antonia B. a cui risponde Monia Camarda che gli dice: “Non gridare…”. La frattura avveniva in via Imera, in una delle “stanze degli orrori” usate dagli spaccaossa per le vittime designate. Spesso le violenza avvenivano in un’agenzia Betaland Cafè in via Di Cristina che è stata sequestrata questa mattina.
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