L’indice di fiducia della popolazione siciliana nei confronti della pubblica amministrazione è appena del 12,5%, il più basso d’Italia; i valori più elevati del voto di scambio (9%) sono presenti in Sicilia e in Basilicata in prevalenza in occasione delle elezioni amministrative; nell’isola la corruzione colpisce in primo luogo il settore della sanità con una percentuale di reati del 10,1%.
Sono alcuni dei desolanti dati pubblicati dal Centro Pio la Torre in occasione della riunione sul piano triennale anticorruzione e per la trasparenza messo a punto dall’amministrazione regionale, nella prospettiva della revisione annuale che dovrà essere completata entro gennaio 2019. La Regione che emerge dalle 89 pagine del piano è un corpaccione di 12.869 dipendenti, di cui 1.328 dirigenti.
Il Centro Pio La Torre ha lanciato alcune proposte integrative. “Il piano va integrato con le modalità per esaminare e prevenire il rischio che politiche e strumenti anticorruzione finiscano per essere snaturati dalla cultura dell’adempimento formalistico e per rafforzare una sorta di burocrazia dell’anticorruzione”, ha sottolineato il presidente Vito Lo Monaco.
“Va privilegiata un’anticorruzione dal basso che parta dal contesto socio-economico esterno – continua il coordinatore del comitato scientifico, Franco Garufi -. Fermo restando che corruzione e mafia sono fenomeni distinti ma strutturalmente simbiotici, favoriti da una parte della classe dirigente (politica, economica, istituzionale, sociale) per il reciproco vantaggio”.