Natale in casa Musumeci o meglio in casa del Presidente della Regione. Se Nello Musumeci, come tutti, moggi si dedica agli affetti, e ne ha ben diritto, siamo certi che il governatore Musumeci non staccherà del tutto la testa dai guai della Sicilia. Si, perchè, fin dai tempi in cui fu Presidente della Provincia di Catania Musumeci è noto per essere uno che inizia a lavorare presto e finisce molto tardi ed anche in questa esperienza da Presidente della Regione ha confermatoq uesta sua tendenza.
Dunque il Natale in casa Musumeci non sarà privo di pensieri con lo sguardo rivolto ai prossimi passi da fare dopo che il Consiglio dei Ministri, la sera del 23 dicembre, ha detto sì al decreto che spalma in dieci anni il maggiore disavanzo di oltre due miliardi di euro. Un sì, però, condizionato dall’articolo sette che di fatto è un commissariamento ‘mascherato’ della Sicilia e dei siciliani.
Di fatto ancora una volta uno schiaffo all’Autonomia e allo Statuto per mano renziana, un commissariamento per l’isola che dovrà fare le riforme concordandole con Roma. Una circostanza confermata dall’assessore Armao: “Entro novanta giorni sarà definito con lo Stato un accordo che contenga le prescrizioni richieste dal governo nazionale, ma soprattutto chiuda definitivamente le intese sull’autonomia finanziaria regionale”.
Ed in questa modifica dell’articolo 7 sta l’intero costo sociale e politico che la Sicilia dovrà pagare. Di fatto, ancora una volta, l’isola è stata commissariata per volere forte del partito di Renzi, quello stesso partito che già aveva messo sotto tutela Crocetta ingerendo fortemente sui conti fino a portare a queste conclusioni.
Su quanto accaduto interviene il governatore Musumeci con un video nel quale chiarisce la propria posizione e intende infondere speranza per il futuro anche se non si tira indietro rispetto alle critiche da distribuire a chi prima ha costruito le condizioni per creare questo disavanzo e poi chiede di controllare le riforme per risolvere quanto ha creato. Da una parte, dunque, il riconoscimento istituzionale al governo Conte, dall’altro la critica politica inevitabile
“Sono appena tornato da Roma – dice – dove ho partecipato alla seduta del consiglio dei ministri e ho illustrato le ragioni per le quali abbiamo chiesto di spalmare in dieci anni il maggiore disavanzo che è stato accertato dalla Corte dei Conti. Il consiglio dei ministri ha accolto la nostra proposta che era già stata condivisa dalla commissione paritetica all’unanimità e quindi poco più di 2 miliardi saranno spalmati in un decennio”.
Musumeci però, non manca di lanciare frecciatine all’indirizzo dei suoi detrattori.
“In questo momento – chiarisce – vedrete, leggerete e ascolterete che tutti sono fautori di questo provvedimento, alcuni anche fra quelli che hanno contribuito a creare la crisi delle finanze regionali. Perché voi dovete sapere, parlo con termini assolutamente semplici, che alla Regione abbiamo trovato un indebitamento di circa 8 miliardi di euro, e un disavanzo di poco più di 7 miliardi di euro. Si tratta di una gestione che risale agli anni passati, almeno dal 1994 in poi. Se avessimo dovuto risolvere il problema in tre anni come chiedeva la Corte dei Conti, avremmo dovuto fare dei tagli“.
Tagli lacrime e sangue che per il momento sembrano scongiurati. “Non possiamo farlo – prosegue Musumeci – perché avremmo colpito le fasce più deboli e quindi da qui la richiesta della spalmatura decennale. Il governo Conte, che è stato sensibile in questo senso, ha accolto la nostra proposta, in passato è successo anche con altre regioni, e quindi adesso andiamo avanti con grande serenità d’animo, ce ne freghiamo delle polemiche, alcune anche patetiche, perché chi ha fatto il piromane adesso vuole fare il pompiere, insomma, ci siamo abituati”.
Nella bagarre di polemiche e accuse per una regione senza soldi e sempre più indebitata, il governatore non si lascia scalfire.
“Noi andiamo avanti – chiarisce – con grande determinazione, fra qualche giorno vi renderemo conto del lavoro fatto nel 2019, che non è stato certamente poco, risaneremo anche le finanze della Regione dopo alcuni decenni, ne sono responsabili tutti, nel centrodestra, nel centrosinistra, fatta eccezione per qualche rara esperienza”.
“Intanto vi auguro buon natale – conclude Musumeci – e sono contento di avere ottenuto questo risultato per il governo regionale, che soprattutto non avrà conseguenze per il popolo siciliano per il quale dobbiamo continuare a lavorare con determinazione, impegno e amore”.
Nelle mani di Musumeci, adesso, l’opportunità di ribaltare la situazione a proprio favore. Insomma adesso bisogna presentare le riforme a Roma e questa condizioni può essere usata come arma di ‘ricatto politico’ al Parlamento. Votare le riforme o condannare la Sicilia di nuovo a lacrime e sangue. Evitare, insomma, i pantani come quello della norma sui rifiuti bloccata in Parlamento. Una partita che Musumeci dovrà giocare bene e con grande attenzione e astuzia nei rapporti con il Parlamento siciliano da un lato dal quale potrà ottenere di più pur senza contare su una maggioranza e magari riuscirà anche ad abrogare il tanto inviso voto segreto, ma dall’altro con il governo nazionale dove ci sono nemici pronti a stravolgere il senso stesso delle riforme in chiave anti sicilianista. Un pericolo da scongiurare con la politica, quella vera, quella che lo stesso Musumeci difese pubblicamente in un intervento d’aula durante l’era Crocetta.
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