Nel rapporto di Amnesty International vengono raccontati diverse violazioni dei diritti di rifugiati e migranti. Gli agenti del XI Reparto Mobile di Palermo non ci stanno e presentano un documento per contestare quanto affermato dall’organizzazione per i diritti umani.
“Il nostro reparto – scrive il movimento dei poliziotti democratici e riformisti – è in assoluto tra i reparti mobili più impegnati. Da sempre ed in prima linea nei centri d’accoglienza e negli Hotspot non solo per motivazioni connesse alla loro ubicazione geografica (essendo la maggior parte di essi ricadenti sul territorio isolano) ma anche per una innata e genetica predisposizione professionale volta alla vera e reale accoglienza. In numerose occasioni il personale di detto reparto ha supplito, materialmente e rapidamente, all’assenza di alcuni generi di assistenza che sarebbero dovuti provenire non solo da Amnesty International (tra l’altro raramente presente nei siti indicati) ma talvolta anche da altre “blasonate” Ong”.
I poliziotti sono da sempre in prima linea a Lampedusa, fin dagli albori dell’emergenza immigrazione. “Senza mai venire meno ai loro obblighi istituzionali, i colleghi dell’XI Reparto Mobile, si sono nel tempo trasformati in infermieri, in soccorritori, in bagnini, in religiosi, in cuochi, in dispensatori di giocattoli, in clowns, in insegnanti di italiano, in distributori di leccornie e soprattutto si sono distinti per l’essere stati quel “Poliziotto Amico” che questa povera gente non aveva mai conosciuto nei loro paesi d’origine – prosegue il documento – I meravigliosi colleghi del Reparto Mobile di Palermo ascoltano da più di 20 anni storie orribili fatte di violenze e soprusi raccontate loro proprio dagli stessi migranti non rimanendo indifferenti e molte volte commuovendosi al punto da provare un’empatia così forte da metabolizzarla fisiologicamente”.
Gli agenti lamentano l’assenza di collaborazione da parte delle organizzazioni non governative dalle quali avrebbero ricevuto interferenze, talvolta di natura ostruzionistica, al punto di ritrovarsi “perseguiti” anche mediaticamente proprio da costoro.
“Non è una novità tra i colleghi l’aver rilevato che ogni qualvolta gli animi si infervoravano tra gli ospitati (il più delle volte a causa delle lungaggini burocratiche connesse) piuttosto che trovare negli appartenenti alle ONG un naturale canale di mediazione trovassero invece “fotoreporters dell’ultimo momento” che defilandosi fisicamente ed impugnando smartphones e videocamere, stavano lì in attesa del “momento” con cui eventualmente sottoporre alla crocifissione gli operatori lì presenti – prosegue il documento – Dando loro la caccia quasi attendendo il “casus” da portare in giro su ogni emittente televisiva o quotidiano. In tutti questi anni i colleghi non hanno mai assistito a nessun genere di tortura elettrica, manuale o “a carbone” che sia e se mai questo si fosse verificato proprio loro per primi avrebbero agito per come le leggi di questa Repubblica impongono”.
E’ proprio per questo che loro, ma anche noi, per primi hanno il diritto di conoscere dai rappresentanti di Amnesty International se mai è stata presentata una denuncia o se mai hanno identificato alcun autore dei misfatti che pubblicamente oggi dichiarano.
“Noi per primi vogliamo conoscere il nome di questo eventuale criminale perchè noi per primi sentiamo il dovere di escluderlo dalla nostra cerchia professionale. Ma se nel caso Amnesty International avesse basato il suo “rapporto” sulle sole e mendaci dichiarazioni di qualcuno abbiamo il dovere di respingere fermamente al mittente le accuse rivolte ed il diritto di perseguire chi è autore di calunnie così tanto mendaci da rasentare la fantascienza – concludono i poliziotti – Per queste motivazioni, caro Segretario Provinciale, ti chiediamo di veicolare attraverso quei canali che riterrai idonei, il presente documento affinché non solo venga smascherata una così enorme menzogna ma anche perchè venga riconosciuta istituzionalmente (e non solo) gratitudine a quei ragazzi in giacca blu che da buoni colleghi e da splendidi esseri umani ogni santo giorno manifestano essere tra i migliori poliziotti d’Italia. Sarebbe per noi molto gratificante apprendere che anche dai vertici dipartimentali non ci si dimentichi di quelli che sono i colleghi più a sud d’Italia e di quella stessa Europa che oggi ci ignora”.
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