Sono diversi i collaboratori di giustizia che hanno raccontato agli inquirenti in questi anni i rapporti tra Vincenzo Gammicchia e uomini di Cosa Nostra.
I principali accusatori dell’imprenditore incensurato sono Angelo Fontana, Vito Galatolo, Manuel Pasta.
Tra questi anche Joe Cuffaro, il pentito italo americano che nel 1989 aveva raccontato al giudice Falcone: “all’Acquasanta ho visto i mafiosi Galatolo assieme all’imprenditore Enzo Gammicchia, quello delle gomme”. Ma poi Falcone andò via dalla Sicilia.
Intanto, negli ultimi trent’anni, Enzo Gammicchia, oggi 71enne, è diventato il “re” degli pneumatici di Palermo: questa mattina è scattato il sequestro per l’impero dell’imprenditore che ha attraversato la storia della città, vale 17 milioni di euro.
Dalla scorsa notte i finanzieri del gico del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo hanno messo i sigilli alle cinque rivendite di Gammicchia, continueranno ad operare sotto la gestione di un amministratore giudiziario nominato dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo. Sequestro anche per l’80 per cento delle quote societarie di un consorzio che opera nel settore della revisione dei veicoli, per 44 conti correnti, 10 polizze vite, due cassette di sicurezza, 11 auto e 25 immobili, fra cui due ville (una, in zona San Lorenzo, con piscina; l’altra a Isola delle Femmine).
Le indagini della sezione Misure di prevenzione del Gico, coordinate dai procuratori aggiunti Marzia Sabella e Sergio Demontis, sono ripartite dalle recenti dichiarazioni di Vito Galatolo, il rampollo del boss dell’Acquasanta: “All’inizio degli anni Ottanta – ha messo a verbale – mio padre Vincenzo e mio zio Giuseppe avevano investito 100 o 200 milioni delle vecchie lire per farlo iniziare”. Un investimento che fruttava ai boss venti milioni di lire ogni mese. Un altro pentito, Angelo Fontana, ha rivelato che nell’officina di Gammicchia, in via Ruggero Marturano, si tenevano anche summit di Cosa nostra: il 30 novembre 1982, alcuni mafiosi avrebbero addirittura atteso il via libera per un duplice omicidio negli scantinati dell’imprenditore. “Madonia rispose al telefono e il commando partì”.
Qualche anno dopo, l’imprenditore avrebbe invece chiesto ai boss dell’Acquasanta un favore molto particolare: “Temeva l’apertura di un concorrente, Barone, gli recapitammo una testa d’agnello e poi venne fatta anche una telefonata”, ha spiegato Angelo Fontana. E tanto bastò per fermare il concorrente. Il titolare disse al figlio, nonostante la pubblicità della prossima apertura: “Nn dobbiamo più aprire più”, oltre alla testa di capretto arrivarono anche chiare telefonate di minacce.
Come racconta il pentito Angelo Fontana Gammicchia e Vincenzo Galatolo erano anche “compari d’anello” risulta, infatti, che i testimoni delle nozze fra Vincenzo Gammicchia e Leonarda Vassellini, celebrate nel 1978, furono Vincenzo Galatolo e la moglie Rosa Enea.
Nel 2015, fu invece Gammicchia a denunciare due intimidazioni. Prima tra il 26 e il 27 aprile il danneggiamento del citofono in un immobile in via Besta e il 5 e 6 giugno l’incendio presso la sede in viale Strasburgo. Ma l’incendio non era finalizzato a chiedere il pizzo, l’imprenditore palermitano non l’ha mai pagato, quell’incendio era una punizione, Gammicchia si era permesso di comprare all’asta il bene di un mafioso.
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