I numeri sulla Palermo che sniffa nelle 650 pagine dell’ordinanza che ha portato ai 32 arresti dei carabinieri scattati martedì sono impressionanti.

Facciamo una premessa. I nomi dei professionisti e di quanti acquistano droga non si possono fare. Nonostante le tante richieste fatte sulla nostra pagina Facebook dobbiamo chiarire che queste persone non hanno commesso alcun reato.

Per loro sono scattate solo delle sanzioni amministrative e segnalazioni alla prefettura.

I loro nomi e i numeri di telefono sono conservati in due smartphone di ultima generazione, quasi 14 mila contatti in un anno, messaggi e telefonate riferibili a 237 clienti.

Tra loro c’è chi ha fatto 800 ordini, come si legge nell’ordinanza dell’operazione Atena messa a segno dai carabinieri del comando provinciale di Palermo.

Per lo più sono avvocati (la maggioranza civilisti), medici, farmacisti, commercialisti, architetti, artisti e ristoratori molto noti in città.

La boutique della cocaina per la Palermo bene era aperta 24 ore su 24 e forniva servizio di consegna a domicilio, sconti per i clienti affezionati e soprattutto “strisce” di prima qualità.

«…Compare me la porti…», oppure «…Amico mio ti aspetto…» o ancora «…Gioia fai in fretta…». Donne e uomini, dai 20 anni fino ai 60 anni, quasi tutti laureati con un’elevata disponibilità di soldi.

Questo l’identikit dei 237 clienti.

I nuovi pusher erano quasi incensurati svegli e anche fortunati. Sono i nuovi boss della droga, quelli che gestiscono il giro che conta e smerciano in grande stile.

I loro clienti sono professionisti con studio in pieno centro. Avvocati, medici, architetti, ingegneri imprenditori perfino un maestro di golf e 10 componenti dell’equipaggio di un traghetto – Grandi Navi Veloci -. Compravano tutti da loro o comunque, secondo l’accusa, erano questi personaggi a gestire il traffico. Ecco si intascavano i soldi perfino di un loro cliente -legale».

Uno dei consumatori, un avvocato civilista con studio in piazza Unità d’Italia, conobbe infatti il pusher. del clan di Filippo Maniscalco, perché si era rivolto al legale per una causa di separazione. Poi i rapporti cambiarono. Cinquecento i contatti registrati tra i due in 7 mesi. Ecco un pezzo della conversazione intercettata dai carabinieri.

-Dove sei? -dice l’avvocato al pusher-, io allo studio sono, a Piazza Unità d’Italia-. E l’altro ribatte: -si.. sono venuto una volta*, ma il legale precisarono io ho cambiato studio sono qua a Villa Sperlinga -. E il pusher: -ci siamo incontrati giù… e ci stavo io con mio cognato … va bene sto arrivando”. L’avvocato domanda: -ma fra quanto?-, risposta, -il tempo della strada me lo dai?*, il legale stringe i tempi:  10 minuti?-, e l’altro «sto scendendo ora di casa.

Gli imprenditori della polvere bianca e sopra di loro ci sono solo i due capi incontrastati. Tommaso e Gregorio Di Giovanni.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, hanno una tale dimestichezza con gli stupefacenti e con le dinamiche che regolano i traffici, che la procura voleva contestare loro un’associazione a delinquere a parte. In sostanza costituirebbero una banda dentro il mandamento di Porta Nuova, un’anomalia assoluta nel panorama di Cosa nostra, ma il giudice e stato cauto..

Il golden boys della coca è ritenuto Gaspare Rizzuto, 36 anni, di piazza Ingastone. fedina penale immacolata. Tanto che dice il collaboratore Fabio Femandez. aveva il permesso di andare a trovare nel suo deposito di bibite Gregorio Di Giovanni, il superboss detto -reuccio-, un tipo talmente poco incline a concedere confidenza, che viene chiamato ironicamente sorriso*.

Eppure lui aveva il privilegio di farci colazione insieme, un particolare che di sicuro non e sfuggito agli altri affiliati. Nonostante non abbia avuto problemi giudiziari.

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