C’è un nuovo buco nella sanità siciliana ed a crearlo, stavolta, non è la Regione, o almeno non direttamente. Sono le grandi aziende ospedaliere ad avere i conti in rosso e rischiare di creare un effetto domino sui conti generali della sanità visto che, anche se si tratta di aziende, sempre pubbliche sono.
Ad essere messi peggio sono gli ospedali palermitani, in pratica tutte le grandi strutture. Conti in rosso per l’Arnas Civico, per gli ospedali riuniti Villa Sofia Cervello e per il Policlinico. Ma non stanno bene neanche i conti del Policlinico di Catania e dell’Ospedale Papardo di Messina.
I conti sono preoccupanti. Villa Sofia-Cervello che avrebbe un deficit di 39 milioni di euro (sette in più rispetto al triennio precedente), ma il Policlinico Paolo Giaccone avrebbe raddoppiato le perdite da 4 a 8 milioni. A Messina il Papardo denuncerebbe perdite per 24 milioni mentre il bilancio del Policlinico di Catania chiuderebbe in perdita di 21 milioni, 6 in più di tre anni fa. Ma la situazione peggiore sarebbe quella del Civico di Palermo con una perdita di ben 61 milioni. Per un totale complessivo di 153 milioni di euro di deficit trovati dai manager al loro arrivo
E’ stato l’assessore alla Salute Ruggero Razza, a chiedere ai manager di scrivere entro tre mesi un piano per recuperare le perdite, in accordo alla legge di stabilità nazionale. Un piano che non potrà che essere lacrime e sangue per le strutture ospedaliere.
Una situazione nota, denunciano i sindacati. “La segreteria aziendale Fials Arnas Civico non ha mai voluto firmare i piani aziendali adottati dalla precedente amministrazione proprio perché essi, in tutta evidenza, presentavano spese insostenibili” dice Mario Di Salvo, segretario aziendale Fials al Civico.
“A testimonianza di tutto questo – prosegue Di Salvo – basta leggere i verbali relativi alle varie sottoscrizioni. Lo stesso non si può dire di moltre altre sigle sindacali, le quali hanno sempre firmato la qualsiasi senza neanche capire il contenuto dei documenti di programmazione strategica e finanziaria. Adesso sarebbe corretto far coprire il buco a coloro che hanno messo in atto tutto questo, rispondendone con i propri beni personali, a iniziare da chi ha pure ricevuto il premio produttività erogato dall’assessorato stesso, con ben 15 mila euro annui, per aver “centrato gli obiettivi”. Spero che la magistratura contabile, anziché tirare solo le orecchie e poi lasciare che sia il personale e l’utenza a subire i danni, questa volta punisca i responsabili di questa vergogna”.