L’inchiesta della Guardia di Finanza sulla famiglia mafiosa dei Graziano dell’Acquasanta ha tolto il coperchio ad una serie di copertura da parte dei colletti bianchi della Palermo bene. Secondo le accuse mosse a un notaio, un avvocato ed un ex direttore di banca, erano loro a garantire i beni della famiglia.
Si tratta del Notaio Tommaso Drago, del direttore della filiale banca di Roma Massimo Sarzana e anche all’avvocato Nicolò Riccobene, i primi due destinatri di avviso di garanzia, il terzo sospeso dall’attività
L’analisi della documentazione contrattuale e bancaria, scrive la Giardia di Finanza, ha consentito di riscontrare che, nel periodo da luglio 2007 a marzo 2008, il citato direttore ha deliberato l’erogazione di n. 14 finanziamenti, per la maggior parte dell’importo di 250.000 euro ciascuno, consentendo alla famiglia mafiosa di accedere al credito per 3.310.000 euro, sulla base di falsa documentazione fiscale attestante la percezione di redditi inesistenti, al mero scopo di simulare il regolare acquisto di unità immobiliari invero già nella disponibilità della famiglia.
Nel corso delle indagini è emerso, continuano gli investigatori, il comportamento ritenuto delittuoso attuato da un notaio di Palermo per facilitare le citate condotte di riciclaggio. Egli è stato segnalato, infatti, per avere, in qualità di pubblico ufficiale nell’esercizio delle proprie funzioni – in concorso con altri – formato atti ideologicamente falsi (una compravendita immobiliare e relativo mutuo collegato), attestando l’identità del soggetto acquirente l’immobile e beneficiario del mutuo, risultato di fatto inesistente.