Buttafuori imposti con minacce e intimidazioni ai locali della movida di Palermo e non solo.
Un’sistema’ malaffaristico sgominato qualche giorno fa con l’operazione “Octopus” che ha fatto scattare le manette ai polsi di 11 persone.
Come scrive l’edizione odierna del Giornale di Sicilia, nove persone restano in carcere, mentre per altri due indagati, il gip Clelia Maltese ha deciso di concedere gli arresti domiciliari.
Sono Vincenzo di Grazia e Tejo Emanuele Rughoo, detto Luca, sopravvissuto alla tragedia di Casteldaccia dello scorso novembre.
Secondo l’accusa, Di Grazia sarebbe stato imposto ai locali da suo cognato, il boss Massimo Mulè, mentre Rughoo, che è stato anche candidato al consiglio comunale di Bagheria in occasione delle ultime amministrative, avrebbe vessato i titolari del Cafè Verdone di Bagheria.
Respinte dunque dal gip, dopo gli interrogatori, le istanze di scarcerazione presentate dagli avvocati difensori degli arrestati.
L’inchiesta, condotta dai carabinieri coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Giorgia Spiri e Gaspare Spedale, ha permesso di scoprire come Cosa nostra avrebbe imposto la sua ingombrante presenza in merito ai servizi di vigilanza in numerosi locali della movida già a partire dal 2014.
A collaborare in parte con le indagini, il titolare della Lion Security, al quale il prefetto di Palermo ha revocato la licenza.
Restano dunque in carcere i fratelli Andrea e Giovanni Catalano, Antonino e Gaspare Ribaudo, padre e figlio, Cosimo Calì, Giuseppe Burzotta, Emanuele Cannata e Francesco Fazio.
Qualche giorno fa era già tornato libero Mario Giordano, perché all’epoca di alcuni dei reati che gli vengono contestati era minorenne. Gli atti sono quindi stati trasmessi al tribunale competente.
Vincenzo di Grazia ha sostenuto davanti al gip di non aver mai ricevuto l’aiuto del cognato ma le intercettazioni hanno svelato tutt’altro: Andrea Catalano, che resta in carcere, avrebbe imposto Di Grazia alla titolare del “Reloj” proprio ribadendo la parentela del buttafuori con il boss.
I domiciliari a Rughoo invece sono stati concessi perché è padre di una bambina piccola, e solo lui può prendersene cura, dal momento che la moglie, un altro figlio e la madre, sono deceduti nell’esondazione del torrente Milicia che ha travolto una villetta abusiva uccidendo 9 persone.
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