Quando Pina Frazzica è arrivata a Caltanissetta, per guidare il Cefpas, trova una struttura abbandonata al posto di quello che puntava ad essere il più importante centro di formazione sanitario del Sud. La sua nomina alla direzione del centro era stata inghiottita dall’imbuto della burocrazia. La giunta regionale siciliana l’aveva nominata una prima volta alla fine del 1994. Alcuni ricorsi bloccano la procedura. Nell’estate del 1995 tutto sembra pronto. Ma la ratifica va a rilento. Quel foglietto di carta impiega più di due mesi per arrivare alla Ragioneria generale della Regione siciliana. A settembre inoltrato, ancora si attende il visto della Corte dei Conti. Nel frattempo, il governo regionale, guidato al tempo da Matteo Graziano, sorvolando con leggerezza sulla legge istitutiva del centro, stava già pensando di stravolgere il Cefpas, sia nella sua struttura organizzativa, sia rispetto alla sua “mission”. Un vero e proprio colpo di mano: il governo regionale prova a nominare un Commissario straordinario. L’esecutivo siciliano si sente forte, anche per la presenza dell’allora Ministro della Sanità Elio Guzzanti all’inaugurazione (la seconda, ndr) del centro, il 21 ottobre del 1995. In quell’occasione, dagli uffici di Piazza Ziino, sede dell’assessorato alla Sanità, si comunica di “aver consegnato all’Università di Palermo alcune palazzine del Cefpas”, sottolineando che il Ministro aveva inaugurato la struttura quale “succursale” della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Palermo. Un de profundis per le ambizioni di Caltanissetta: il sogno di una struttura all’avanguardia rischia di infrangersi contro lo scoglio della nomenclatura politica e universitaria. La società “civile” si ribella: politici, sindacalisti e cittadini dicono no allo sfregio contro Caltanissetta. Vogliono che il centro cominci le sue attività secondo quanto previsto dalla legge, vogliono che alla guida di quel centro arrivi Pina Frazzica. E’ una protesta pacifica e bipartisan.
Perché tutta questa attenzione nei confronti di questo medico siciliano? E’ una questione politica? Chi sia Pina Frazzica, lo ricorda il cronista dell’Unità, Ruggero Farkas: “medico laureata a Boston, specializzata ad Harvard, non ha bisogno di presentazioni quando entra negli uffici dell’Organizzazione mondiale della Sanità. E’ stata chiamata in Bosnia per ricostruire il sistema sanitario in quel territorio devastato dalla guerra. In Sicilia la guerra non c’è ma Pina Frazzica non può lavorare”.
La righe di Farkas sono confermate in punto dalla dottoressa: “Sono nata a Messina , dove ho frequentato il liceo Classico. Poi sono partita per gli Stati Uniti, a Boston, dove ho realizzato buona parte dei miei studi universitari tra l’Università di Boston ed Harvard. Ho studiato in vari paesi: dal Messico, dove ho approfondito lo studio dell’epidemiologia applicata, al Canada dove ho studiato andragogia e comunicazione interpersonale, per arrivare a Maastrict con il Problem Based Learning (PBL), e altra formazione specialistica in Austria, Inghilterra e Lussemburgo. Buona parte della mia vita l’ho vissuta all’estero, per studio o per lavoro. In Africa ho vissuto e lavorato per oltre 10 anni, ininterrottamente e, per i successivi 5, sono tornata in Africa in missioni di lavoro e per diversi mesi all’anno. Conosco la maggior parte dei Paesi dell’Africa Subsahariana, a partire dalla Mauritania fino al Capo di Buona Speranza da una parte, per arrivare all’Etiopia dall’altra, e poi la maggior parte dei Paesi all’interno di questa specie di forcella geografica: Paesi come il Niger, il Ciad, il Burkina Faso, la Nigeria, la Repubblica Centrafricana, il Cameroon, il Mali, il Ruanda, il Burundi, lo Zimbabwe ed altri. Sono tornata in Italia a fine 89, presso l’Istituto Superiore di Sanità, e da qui, oltre ai viaggi in Africa, ho anche partecipato a missioni umanitarie durante i conflitti nel Libano e nella Bosnia-Herzegovina e realizzato missioni di cooperazione in Brasile e in Argentina”.
Così, dopo una vita trascorsa all’estero, il primo gennaio del 1996, Pina Frazzica arriva a Caltanissetta, e il giorno dopo si insedia alla direzione del Cefpas. “Erano presenti poche persone – ricorda – fra loro, c’era il Vescovo di Caltanissetta, Mons. Alfredo Maria Garsia. Ha seguito l’evoluzione del mio lavoro e mi ha sempre moralmente appoggiata, soprattutto nei momenti di difficoltà”.
Difficoltà: nella Sicilia degli anni novanta, non mancano mai. Al Cefpas, le cose non sono andate diversamente. “Come in tutte le cose dove si comincia da zero – rievoca la dottoressa Frazzica – è normale che ci siano un certo numero di difficoltà e, nel caso del Cefpas, i problemi sono stati di vario ordine”.
Avete presente il concetto di cattedrale nel deserto? Rende bene l’idea dello spreco e dell’abbandono. Ed è esattamente il contesto in cui Frazzica si trova ad agire, al momento del suo insediamento: “Quando sono arrivata, il Centro era una serie di palazzine vuote, abbandonate, con tecnologie obsolete, mai utilizzate. Non abbiamo trovato uno schema tecnico degli impianti, che erano complessi, e praticamente nessuno a Caltanissetta li conosceva, anche solo per farli funzionare. Ho lavorato fino a primavera senza riscaldamenti, con cappotto e guanti, e due stufette avute in prestito. Inoltre, appena si apriva un rubinetto, usciva un fiume d’acqua da qualche altra parte perché i tubi, che non erano stati utilizzati per anni, cedevano. E allora si rimaneva senza acqua per giorni e giorni, tentando di identificare il punto esatto del guasto, per scavare e ripararlo”.
Quella meravigliosa provincia della Sicilia che è Caltanissetta, sconta un clima che sembra fatto apposta per scoraggiare l’opera dell’ingegno umano. Quando fa freddo, fa veramente freddo. La stagione estiva riserva afa, calura e invasione di insetti. La prima estate di Pina Frazzica si tinge così di rosso. Come il colore delle zecche che a milioni infestano la cittadella del Cefpas: “la prima estate e l’invasione delle zecche rosse, a milioni. Oliviero Beha realizzò un reportage per la televisione nazionale sul Cefpas di allora. Quegli insetti vennero mostrati a tutto schermo. Sconcerto a tutti i livelli, anche tanta solidarietà da varie parti d’Italia”.
Anche dal punto di vista organizzativo si deve partire da zero: “Non c’era niente. Non c’era un sistema organizzativo-contabile, non c’era personale, eccetto un comando dalla Regione, e non c’era certezza sui fondi e su quando questi sarebbero stati erogati. Vale la pena ricordare il gesto generoso di Monsignor Garsia e della popolazione nissena quando, durante quella prima Pasqua al Cefpas, i soldi raccolti nelle chiese, anche fra i meno ricchi, mi sono stati consegnati dal Vescovo a nome della popolazione nissena. Con quei fondi abbiamo attrezzato la nostra prima aula informatica, che usavamo per le attività formative. Quando i computer non venivano utilizzati per la formazione, li spostavamo nei nostri uffici per permetterci di lavorare con tecnologie adeguate. Per molto tempo, io ho utilizzato il mio computer personale al lavoro. Poi pian piano, ci hanno assegnato un budget regionale, che abbiamo gestito con grande efficacia, efficienza ed economicità, con un’attenzione particolare verso gli sprechi di qualsiasi genere. Allo stesso tempo, abbiamo cominciato a realizzare progetti con finanziamenti esterni adeguati, che rimpinguavano i fondi regionali e questo ci ha permesso, da una parte, di reclutare più personale e, dall’altra, di gestire la struttura in maniera dignitosa”.
In linea con le previsioni della legge istitutiva, il Cefpas comincia a camminare. Ottiene risultati di prestigio assoluto. I progetti sfornati dalla cittadella nissena vengono selezionati al massimo livello mondiale: “Abbiamo creato una scuola di salute pubblica portandola ai più alti livelli di apprezzamento nazionali e internazionali. Abbiamo realizzato centinaia di corsi di varia durata, di Master, e progetti di grande innovazione e siamo riusciti a diventare l’unico ente in Sicilia a erogare i corsi per i Direttori generali, sanitari e amministrativi del settore sanitario. Abbiamo ospitato convegni e incontri di altissima specializzazione anche di livello globale, a partire dal prestigioso incontro di pianificazione per la definizione del Piano triennale della lotta contro le zoonosi nel Mediterraneo, organizzato in collaborazione con la sede mondiale di Ginevra dell’OMS, al quale hanno preso parte alti funzionari dei Ministeri della salute di 16 Paesi mediterranei. Abbiamo anche ricoperto incarichi importanti come, per esempio, la gestione del Segretariato della Rete delle Regioni per la salute d’Europa della Regione europea dell’OMS che comprendeva 16 Paesi europei e 38 Regioni. Questo ci permetteva di partecipare alle riunioni dei 53 Ministri della Salute della Regione stessa, rappresentando le istanze delle Regioni e seguendo direttamente l’evoluzione dei sistemi sanitari europei. Siamo stati pure nel Comitato esecutivo di ASPHER, l’Associazione europea delle Scuole di salute Pubblica e realizzato al Cefpas riunioni e incontri di altissimo livello scientifico. Nel periodo 1997-2000, sono stata componente del Consiglio Superiore di Sanità per l’area della formazione. Per il suo lavoro, il Centro ha ricevuto premi e riconoscimenti, anche a livello internazionale”.
(nel video, intervista di repertorio di Pina Frazzica)
Pina Frazzica non ha rimpianti: “Il Cefpas è diventato quello che la legge aveva previsto che diventasse. Con le risorse umane e finanziare disponibili è stato fatto il massimo rispetto a quello che si sarebbe potuto fare iniziando dal niente. Oltre a lasciare una struttura avviatissima, sotto il profilo della quantità e qualità di attività realizzate, a chiusura del mio mandato, ho lasciato il progetto approvato e il finanziamento disponibile per la realizzazione del centro Cemedis, Centro Mediterraneo di Simulazione in Medicina – per la formazione del personale sanitario con l’uso di simulatori elettronici e tecnologie di ultima generazione, che è stato realizzato successivamente”.
“Per me è stato un grande onore essere stata chiamata a dirigere e sviluppare il Cefpas perché, per la prima volta nella mia vita, ho avuto l’opportunità di lavorare per la mia terra, come da sempre avevo fatto altrove. Inoltre, ero orgogliosa di rappresentare e di far conoscere le intelligenze, la cultura e l’etica nel lavoro di professionisti appartenenti a quest’isola straordinaria, isola che avevo lasciato da giovane, che ho sempre amato, e che ho sempre sognato di rivivere. Tutto ciò faceva sì che le persone con le quali mi rapportavano in giro per il mondo, cominciavano ad apprezzare, anche attraverso di me e del nostro lavoro, questa terra e la nostra gente, e manifestavano il desiderio di conoscerla e di conoscerci più da vicino. Sono grata al personale che ho avuto il privilegio di reclutare negli anni, tutti giovani e straordinari professionisti. Loro sono state le colonne portanti dell’allora giovane Cefpas e sono cresciuti con l’ente. E’ grazie a loro e ai colleghi apicali – fra i migliori che abbia avuto l’opportunità di conoscere nella mia vita di lavoro – se siamo riusciti a realizzare attività formative e progetti di una tale innovazione da risultare ancora oggi, a distanza di anni, attuali e rispondenti alle situazioni emergenti del nostro tempo. Non posso chiudere senza un tocco molto personale: conoscere questo straordinario centro Sicilia e la sua meravigliosa gente, che mi accolto con calore e rispetto, ha avuto un impatto notevole nella mia vita ed è un sentimento molto forte che mi porto sempre nel cuore”.
Nel 2012, per Pina Frazzica arriva l’addio al Cefpas. Il governo regionale presieduto da Raffaele Lombardo è sul punto di crollare. Alla Frazzica non viene rinnovato il contratto. Al suo posto viene nominato l’ex deputato regionale di Alleanza Nazionale e medico Michele Ricotta. Resterà alla guida del centro nisseno per poco più di un anno.