“Chi rinuncia alla libertà per raggiungere la sicurezza, non merita né la libertà né la sicurezza”. Affido a Benjamin Franklin, uno dei padri fondatori di quel vessillo di libertà e di democrazia che sono gli Stati Uniti d’America, la sintesi di ciò che penso del green pass. Questo terribile gioco dell’oca chiamato Covid 2019 segna l’ennesima tappa. Ci tocca così nuovamente aggiornare il dizionario delle best practices. Dopo che il presidente francese Macron ha introdotto il green pass per accedere ad alcuni servizi essenziali, anche l’Italia sembra voler percorrere una strada simile. Il generale Figliuolo non vedeva l’ora. Ma questa volta non sarà una passeggiata imporre nuove draconiane misure agli Italiani. In Francia, nonostante il colpevole silenzio dei media generalisti, non l’hanno presa bene. Si è arrivati ad evocare un nuovo 1789: a colpi di ghigliottina.
Proviamo a mettere da parte gli aspetti medici e sanitari della vicenda. C’è già fin troppa confusione in ambito medico scientifico. A distanza di quasi due anni dallo scoppio della pandemia, si procede in ordine sparso. Ognuno con le sue tesi, ognuno con le sue convinzioni. Il risultato finale è un default totale dell’informazione. Inutile a fornire indicazioni e prassi concrete, buono a suscitare e seminare panico e terrore nell’opinione pubblica.
Sul piano della logica, il green pass è irricevibile. Garantire la continuità di alcuni servizi e di alcune libertà fondamentali soltanto a chi si sia vaccinato è una grossolana contraddizione. La scienza, quella vera, spiega che i vaccini attualmente disponibili non garantiscono immunizzazione totale. Chi si è sottoposto al ciclo vaccinale può contagiarsi ed essere contagiato. Esattamente come coloro che non se lo sono fatto inoculare. L’unica sostanziale differenza (fondamentale, dal mio punto di vista) consiste nel fatto che le persone vaccinate sono ragionevolmente protette dal rischio di contrarre una forma grave della patologia. Se il greenpass è una misura per evitare i contagi, appare evidente che si tratta di una misura del tutto inutile. Grottesca sul piano scientifico.
La dimostrazione di quanto sostengo è tutta nei dati epidemiologici del Regno Unito. Nella terra d’Albione si viaggia a quasi 50 mila contagi al giorno, in gran parte riferibili a soggetti che hanno completato il ciclo vaccinale. Ma dal 19 luglio, il governo guidato da Boris Johnson apre tutto, cancellando ogni restrizione. Anche l’obbligo del face mask. Una follia? No, perché il sistema nazionale, l’Nhs, regge.
Bisogna avere il coraggio di dire la verità. Il greenpass assolve ad una sola, inaccettabile, funzione: costringere i riluttanti a vaccinarsi. Si entra così a gamba tesa nella violazione dei diritti costituzionali, quelli inviolabili. Ma d’altronde, sin dall’inizio della pandemia, gli esecutivi italiani si sono prodigati nella gara a calpestare la carta costituzionale. Dai famigerati Dpcm di Conte in poi.
Sul piano del diritto, il greenpass all’italiana rischia di essere una buffonata. Le premesse ci sono tutte. In un paese come il nostro che vanta il record mondiale di produzione legislativa, il greenpass non potrà che essere l’ennesima norma farraginosa ed inapplicabile. Ci sarà chi, pur di non vaccinarsi, rinuncerà ad andare nei locali pubblici o a prendere un treno. Ma ci sono dubbi sull’applicazione. Chi controllerà il certificato verde? E come? Con una app? Nessuno è in grado di dare una risposta. Neanche in Francia. Ci sono aspetti pratici che rendono questa misura una vessazione, pronta a colpire soprattutto le categorie che sin dall’inizio sono state le più penalizzate.
Se un cliente entra in un ristorante ed esibisce il greenpass, si devono anche controllare i documenti per verificare se sia veramente lui? Stesso discorso vale per bar, negozi e discoteche, ancora oggi inspiegabilmente sigillate al pubblico.
A chi guarda alla Francia come caposaldo della lotta al covid, suggerisco di riorientare la bussola ad Occidente. Infatti, in Germania, la cancelliera Merkel – non certamente una no-vax o una complottista – ha letteralmente cestinato la proposta di un green pass.