Una vera e propria associazione a delinquere che operava con sistematicità e secondo uno schema predefinito per truffare le assicurazioni auto riscuotendo i premi assicurativi. Quarantadue persone sono state fermate a Palermo.
Secondo quanto hanno ricostruito gli inquirenti, la violenza era il comune denominatore di tutti gli episodi che hanno portato ai fermi. L’associazione procurava fratture ossee a gente in gravi difficoltà economiche per portare a termine le truffe.

Come spiega il capo della Squadra mobile di Palermo, Rodolfo Ruperti: “L’attività investigativa è la conseguenza dell’operazione Tantalo che era stata chiusa ad agosto 2018 e subito dopo alcune delle persone che erano state arrestate e visto il forte quadro indiziario raccolto della Procura della Repubblica di Palermo hanno deciso di collaborare con l’autorità giudiziaria.
Sono state sentite dai pubblici ministeri e hanno aperto uno squarcio ancora più profondo in questo sottobosco di violenze che servivano poi per il vil denaro e per frodare le assicurazioni”.

Dalle indagini è emersa, aggiunge ancora Ruperti, “una associazione a delinquere, con innanzitutto il reclutamento di ‘poveracci’, tossicodipendenti, persone con figli e carico e comunque quasi tutti in situazioni di indigenza se non in qualche caso anche di disturbi psichici. Venivano reclutati in alcuni luoghi, a volte occasionali, da queste squadrette che noi abbiamo definito di ‘spaccaossa’. Venivano fratturate le loro ossa a volte in maniera veramente molto grave.
Dopo partiva l’iter per la gestione della vittima, che comunque in un primo momento era consenziente per quello che faceva. Dopo la frattura delle ossa c’erano persone deputate a fingere il sinistro”.

Una finzione studiata nei minimi dettagli perché “dopo le fratture queste persone venivano soccorse come vittime di sinistri sulla strada quindi con finti autisti di autovetture coinvolte e con finti testimoni.
Un vero e proprio sistema che confluiva poi nella gestione della pratica con tutto l’iter delle visite medico-legali, delle perizie, degli avvocati e fino al premio assicurativo tanto agognato che quasi sempre non toccava alla parte che aveva avuto il danno maggiore, cioè il danno fisico”.

Nel corso delle indagini è stata scoperta anche la morte di un cittadino tunisino, Hadry Yakoub, trovato cadavere su una strada alla periferia di Palermo

“E’ una vicenda tristissima – prosegue Ruperti – era stato tutto architettato come se l’uomo fosse stato vittima di un incidente stradale: Le investigazioni molto complesse, arricchite dalle dichiarazioni dei collaboratori, hanno consentito di ricostruire nei dettagli cosa era successo. Questa persona che viene fratturata muore per arresto cardio-circolatorio, l’associazione a delinquere non esita comunque a cercare di ottenere il premio assicurativo e lo mettono a bordo strada fingendo un incidente e avviando l’iter per la pratica assicurativa”.

L’attività investigativa è stata condotta congiuntamente con la Squadra mobile di Trapani che ha investigato su un caso verificatosi nel loro territorio ma che ha gettato luce anche sulle azioni degli indagati che la Squadra mobile di Palermo stava tenendo sott’occhio.

Precisa ancora Ruperti: “Le vittime venivano reclutare con proposte che potevano anche essere allettanti per persone indigenti. Noi, dopo aver scoperto tantissimi di questi casi, siamo riusciti ad ottenere, come Polizia di Stato, la collaborazione di cinquanta persone che hanno poi contribuito alle indagini ammettendo che i sinistri erano fasulli e raccontando cosa avveniva in queste ‘stanze degli orrori'”.

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