La Cassazione ha confermato la scarcerazione dell’ex capomafia Giusy Vitale nell’ambito dell’operazione antimafia “Gordio” che portò nel luglio scorso a ben 85 indagati a Partinico per affari legati a mafia e traffico di sostanza stupefacenti. La donna, 50enne di Partinico che fu reggente della cosca quando i fratelli ergastolani Vito e Leonardo vennero arrestati, limitatamente quindi alle contestazioni collegate a questa operazione non ha alcuna custodia cautelare. Resta il fatto che comunque in casa gli fu trovato un ingente quantitativo di stupefacente e per questo lo scorso anno rimase comunque dietro le sbarre perché “detenuta per altra causa”.
Motivazione “logica”
In buona sostanza la suprema corte anzitutto ridisegnala sue competenze, evidenziando che può pronunciarsi limitatamente ai fatti in contestazione e non può in alcun modo entrare nel merito della “ricostruzione dei fatti”. Partendo da questo assunto per la cassazione i giudici del tribunale della libertà hanno dato una “logicità motivazionale” al loro provvedimento di scarcerazione.
La ricostruzione dei fatti
Con l’inammissibilità del ricordo si conferma dunque quanto enunciato dal tribunale della libertà. L’indagata, fu detto, risultava essere a conoscenza delle attività svolte dagli altri soggetti che con lei interloquivano. Ma a tal proposito non sarebbero emersi “sufficienti indizi di reato”. In pratica avrebbe svolto sostanzialmente un “ruolo passivo rispetto all’attività del nipote”, Michele Casarrubia.
La tesi della Procura
Di tutt’altro parere resta invece la Procura. Nel corso dell’operazione, come emerge dall’ordinanza del gip, a suo dire sarebbe emerso che Giusy Vitale e il nipote Michele Casarrubia tentarono di entrare in contatto con i Casamonica nel Lazio per cercare nuove piazze per rifornire la famiglia di Partinico di cocaina. In quel periodo i calabresi non davano più droga in quel territorio e così la zia e il nipote si sono rivolti a quelli che definivano i padroni di Roma.
Scarcerazione negata a sorella e nipote
Di recente sempre la cassazione ha negato la scarcerazione dei partinicesi Antonina Vitale, 60 anni, sorella di Giusy, e del figlio Michele Cassarrubia di 32. Ha ritenuto inammissibile il ricorso presentato dai loro legali in seguito a quanto era stato già pronunciato dal tribunale del riesame, che per i due aveva fatto cadere l’aggravante mafiosa ma al contempo aveva anche confermato la loro pericolosità e i riscontri investigativi.
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