Toga, codice e una rosa rossa: è andato in scena stamattina il flashmob dei magistrati onorari di Palermo – i “precari della giustizia” si definiscono – per denunciare la mancata stabilizzazione, l’assenza di contributi previdenziali, il mancato riconoscimento di ferie, malattia e maternità.
Un flashmob ispirato allo “sciopero del pane e delle rose” del 1912, quando i lavoratori di una industria tessile di Lawrence, negli Usa, protestarono contro la riduzione del salario e le condizioni lavorative, con questo slogan che, appunto, esplicitava “la rivendicazione dei diritti collaterali alla corresponsione del salario. Non solo il pane – dice il vice procuratore onorario Giulia Bentley – ma anche le tutele nel nostro caso”.
Dal primo dicembre i magistrati onorari (giudici e vice procuratori onorari) hanno avviato la protesta con l’astensione totale dalle udienze per tutto il mese e in due – Vincenza Gagliardotto e Sabrina Argiolas -hanno iniziato lo sciopero della fame. Dalla settimana prossima, in assenza di riscontri e per elevare ancora di più il livello di attenzione, anche un’altra magistrata onoraria, malata oncologica, inizierà lo sciopero della fame in accordo col medico che l’assiste. Intanto un documento di solidarietà e vicinanza ai magistrati onorari è stato sottoscritto da numerosi magistrati ordinari, tra cui diversi sostituti della Procura e della procura generale e giudici monocratici delle sezioni penali.
I magistrati onorari vengono pagati “solo” con la presenza in udienza, non hanno alcuna tutela previdenziale, la malattia, maternità. Una condizione di incertezza lavorativa aggravata dall’emergenza pandemica, con udienze diradate ma in alcuni casi comunque affollate e alcuni di loro, non solo a Palermo, che hanno anche contratto il virus restando a casa: niente udienza, niente gettone.