Secondo Giuseppi Conte, i talebani, in fondo, non sono poi così male. Con loro “dobbiamo coltivare un serrato dialogo con il nuovo regime che appare, almeno a parole, su un atteggiamento abbastanza distensivo. L’unica possibilità che abbiamo per non distruggere il lavoro di venti anni è assolutamente mantenere un dialogo serrato e costante con il nuovo Emirato Arabo e far capire loro che da soli non possono andare da nessuna parte: hanno bisogno ancora della comunità internazionale. Dobbiamo pretendere da loro il rispetto dei diritti fondamentali”. Per questo “Non va assunto un atteggiamento arrogante, l’Occidente deve coinvolgere Cina, Russia e Pakistan per mantenere un dialogo con i talebani”.
Signori, eravamo convinti di averne sentite di cotte e di crude, ma Giuseppe Conte, l’ex premier, ha spostato in avanti, verso l’infinito ed oltre, il limite dell’idiozia politica. Ovviamente Conte, immancabilmente via social, ha poi smentito i giornalisti che avevano riportato quelle farneticanti dichiarazioni.
Che un uomo capace di esprimere giudizi così stupidi su una drammatica crisi geopolitica ed umanitaria si sia potuto sedere a Palazzo Chigi, deve far riflettere a fondo sul livello della classe dirigente italiana. Oggi, Conte rappresenta metà della diarchia che guida il Movimento Cinque Stelle. Il suo alter ego è il Ministero degli Esteri, Luigi Di Maio. Sì, proprio quel signore che nel bel mezzo del collasso afgano se ne stava in spiaggia in mutande. Ma d’altronde, Conte è lo stesso leader politico che ci portò a firmare un delirante accordo con la Cina per la Via della Seta.
Questa, signori, è la vera natura, la cifra politica del M5S. A metter in fila le follie che questa nazione ha dovuto subire in nome del grillismo, c’è da mettersi a piangere. Banchi a rotelle per le scuole, dirette Facebook per presentare proclami privi di sostanza, la potenza di fuoco dei 400 miliardi di aiuti, il tappeto rosso in ginocchio da Haftar.
L’elenco potrebbe continuare all’infinito. Ridotti a strapuntino del Pd, i grillini pensano soltanto a tirare a campare sino alla fine della legislatura. Quando saranno cancellati dalla storia e dalle urne.
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