Palermo ieri ha detto addio a Giuseppe Tedesco, 74 anni, padre di Giovanni e Giacomo, entrambi giocatori professionisti arrivati sino alla serie A. Se i figli hanno fatto la storia del calcio contemporaneo, Giuseppe Tedesco è stato più un amarcord indimenticabile. nessuna impresa “eroica” sui campi di calcio, nulla di leggendario. Ma è stato colui il quale ha visto crescere generazioni e generazioni. Dalle sue mani sono passati migliaia di ragazzi che hanno calcato il polveroso campo Malvagno, all’interno del parco della Favorita.
Ieri si sono celebrati i funerali di Peppino Tedesco nella chiesa di San Raffaele Arcangelo, al Villaggio Santa Rosalia a Palermo. Un uomo normale, normalissimo, e a volte anche questo basta per poter rimanere impressi nella memoria di tutti. E’ stato impiegato all’Amia, la municipalizzata di Palermo che smaltiva i rifiuti e che successivamente è andata in fallimento. Ma soprattutto è ricordato per avere fatto da custode a quei campi del “Malvagno”. Per ben 30 anni ha gestito tutto quanto necessario per permettere alle varie società giovanili di svolgere attività.
Lui era un tuttofare. Delimitava il campo con il gesso, metteva a lucido l’impianto per essere sempre pronto e accogliente. Lavava anche i completini delle squadre che giocavano su quei campi. Altri tempi, in cui si respirava forte l’odore di calcio, quello sano, fatto certamente di rivalità ma anche di lealtà. Laddove a bordo campo i genitori inneggiavano i figli sperando per loro un futuro da campioni. Anche se nella quasi totalità dei casi alla fine ognuno di quei ragazzini ha fatto una vita normalissima, da impiegato o operaio.
Peppino Tedesco un esempio nella sua “non eccezionalità” di vita vissuta. Potrebbe apparire poco, ma invece è stato tanto. Erano anni in cui la criminalità dilagava, specie la mafia che reclutava ragazzini per le strade. E molti di questi ragazzini erano proprio tenuti lontani dalle strade. Una sorta di scudo contro le tentazioni di una strada piena di pericoli.