“Se il Governo regionale pensa realmente di tagliare il fondo per il precariato di 28 milioni di euro, ossia il fondo che finanzia anche il bacino dei 4.571 lavoratori Asu, sappia che sarà una vera e propria dichiarazione di guerra a cui siamo pronti a rispondere adeguatamente promuovendo una causa collettiva”. Lo dicono Giuseppe Badagliacca, Gianluca Cannella e Clara Crocé del Csa-Cisal.
“I lavoratori si ritroverebbero senza copertura finanziaria per i sussidi – spiegano gli esponenti del sindacato Csa-Cisal – Una vera beffa, oltre al danno del freno alle stabilizzazioni che invece vanno attuate senza indugio”.
“Chiediamo al Governo un’immediata smentita del taglio e all’Ars la convocazione delle organizzazioni sindacali in commissione Bilancio e in commissione Affari istituzionali per discutere di una legge che consenta le stabilizzazioni ponendole a carico della Regione e dell’immediato utilizzo dei 10 milioni di euro non per l’aumento delle ore, ma per l’adeguamento del sussidio da 597 a 750 euro al mese. A questo deve aggiungersi la riattivazione del tavolo di confronto col Governo nazionale, la misura è colma e la pazienza è finita”.
L’altro ieri, 4 novembre, i sindacati protestavano per il “nulla di fatto all’Ars” in ordine alla vicenda ASU. “Uno spettacolo indecoroso e mortificante a cui assistiamo ormai da oltre un mese. Il Governo inevitabilmente sotto tiro e non solo per mano dell’opposizione. Ormai il caos regna sovrano”, lamentavano i sindacati Ugl Ale, Cobas Codir, Confintesa, Usb.
“Noi continueremo la nostra battaglia senza esclusione di colpi affinché alla platea ASU nell’immediato venga riconosciuta l’integrazione salariale con quelle stesse risorse che la deputazione regionale il 24 marzo con l’approvazione dell’articolo 36 aveva destinato a questi lavoratori. Pretendiamo che venga fatta chiarezza sui 5 milioni misteriosamente scomparsi e che tali risorse vengano interamente destinate ai legittimi destinatari ovvero agli ASU. L’obiettivo finale che, si ricorda, è la stabilizzazione di questo intero bacino”.
“I lavoratori Asu vanno stabilizzati e la Regione Siciliana è impegnata a fondo per raggiungere questo obiettivo, facendosi carico dei costi. Ma Roma, che ha impugnato l’art. 36 della Finanziaria regionale, deve darci delle risposte per superare ogni ostacolo e istituire il tavolo tecnico che abbiamo chiesto. Invece dal governo nazionale riscontriamo un silenzio inaccettabile, nonostante le nostre ripetute richieste di interlocuzione, formali e informali. L’ultima a fine ottobre, quando ho scritto personalmente al ministro del Lavoro Orlando, anche stavolta senza riscontro”. Lo afferma l’assessore regionale al Lavoro Antonio Scavone.
“L’articolo 36 della legge finanziaria – aggiunge l’esponente del governo Musumeci – è stato costruito con il contributo unanime della V commissione Lavoro dell’Ars, grazie a un’efficace azione di sintesi tra esecutivo e parlamento siciliani. Si tratta dell’unico vero atto responsabile nel percorso di stabilizzazione da garantire a questi lavoratori che da oltre 24 anni operano nei diversi enti territoriali della nostra Isola. Ma così come è inaccettabile il silenzio di Roma, lo è quello di tutti coloro che dovrebbero invece fare cartello con la Regione, investendo il proprio ruolo o i loro riferimenti nazionali, nel sostenere questa giusta causa e reclamare a gran voce, unitariamente, l’istituzione del tavolo tecnico”.
“Strumentalizzare le attese di tanti lavoratori che da troppo tempo, ormai, attendono una definizione stabile del loro rapporto di impiego non è ammissibile e ogni altra rivendicazione al momento resta un esercizio demagogico. La strada maestra – conclude Scavone – resta quella della stabilizzazione, primo passo verso ogni possibile ulteriore riconoscimento nei ruoli e negli impegni orari”.