È il giorno della protesta contro il nuovo tariffario che entrerà in vigore il prossimo 1 aprile e che secondo Federbiologi include tagli troppo elevati sui rimborsi ai laboratori d’analisi e centri diagnostici.
Una protesta della categoria per dire no al nuovo tariffario che era già stato contestato lo scorso novembre ed a febbraio. In origine il documento ministeriale su queste prestazioni sanitarie sarebbe dovuto partire da Capodanno ma una prima contestazione lo aveva fatto slittare fino al primo aprile. Tuttavia il prezziario non è stato cambiato.
Alcuni laboratori sono aperti ma eseguono soltanto prestazioni a pagamento e rinviano quelle convenzionate.
Per Pietro Miraglia, presidente di Federbiologi Sicilia, “tanto da creare danni irreversibili alle aziende, riducendo (in media) del 40% i rimborsi destinati alle strutture e costringendo le stesse alla chiusura, con perdite di numerosi collaboratori e disagi ai cittadini”.
Mercoledì, 20 marzo, al Teatro Brancaccio di Roma è prevista una manifestazione della categoria ma al tempo stesso, Miraglia ha annunciato la chiusura degli esercizi accreditati, dalle analisi chimiche fino ai centri di radiologia, cardiologia, odontoiatria e fisiatria. Le sigle del comparto, a cominciare dalle loro diramazioni regionali, chiedono al governo Meloni non solo di rinviare nuovamente l’entrata in vigore delle tariffe, posticipando tutto al primo gennaio 2025, ma anche di ritoccare all’insù le retribuzioni, altrimenti, avverte Miraglia, “per le nostre strutture sarà la morte, e, di conseguenza, il caos per la sanità pubblica”.
“Un provvedimento insostenibile, sia per il pubblico che per il privato accreditato, che, se applicato, avrà gravi conseguenze economiche per circa 8mila strutture sanitarie, con la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro e il concreto rischio del tracollo dell’intero sistema di assistenza pubblica”. Elisabetta Argenziano, segretario nazionale di Snabilp Federbiologi, si unisce con forza al coro delle tante sigle sindacali e associazioni di categoria per dire no al nuovo Nomenclatore tariffario per le prestazioni specialistiche e ambulatoriali, che dovrebbe entrare in vigore dal 1° aprile e contro il quale, negli ultimi mesi, si sta registrando una vera e propria levata di scudi da ogni regione.
Oggi l’incontro tra tutte le categorie della Specialistica del territorio e gli esponenti del Governo “per cercare di ottenere – continua Argenziano – un dietrofront rispetto allo scellerato provvedimento”. Il nuovo nomenclatore, infatti, prevede, tra l’altro, un notevole ribasso del costo delle prestazioni e taglia i rimborsi attuali fino al 70% per i laboratori di analisi cliniche convenzionati col Servizio Sanitario Nazionale.
“Una riorganizzazione – conclude Argenziano – che non porterà alcun beneficio economico al sistema sanitario, ma causerà un drammatico impoverimento del tessuto sociale ed economico. Tutto ciò, senza considerare i disagi per i cittadini/pazienti che vedranno calare ancor più le capacità di risposta nei confronti delle loro istanze di salute e allungare ulteriormente le liste d’attesa. L’ennesimo colpo a una sanità già in grande affanno soprattutto in Campania e in tutto il Mezzogiorno”.
Gli utenti che si recheranno negli studi diagnostici e nei laboratori di analisi aderenti troveranno affisso il cartello “Chiudere un giorno per non chiudere per sempre”.
Modifica delle tariffe, rimodulazione del budget e omogeneità nei rapporti con le aziende sanitarie provinciali. Sono questi i temi principali che sono stati affrontati nell’incontro dello scorso mese organizzato dall’assessore regionale alla Salute, Giovanna Volo, con i rappresentanti sindacali dei laboratori di analisi.