Sarà presentata sabato mattina 19 gennaio 2019 alle ore 10,30 nel teatro della Parrocchia di Sant’Agnese a Danisinni, la XIX Giornata Nazionale della Raccolta del Farmaco, l’ormai tradizionale appuntamento che a febbraio, quest’anno si svolgerà a Palermo e provincia sabato 9 e lunedì 11 febbraio, vedrà nelle farmacie convenzionate tanti volontari che chiederanno agli acquirenti di donare un farmaco da banco per i più bisognosi.
Anche quest’anno è stata preceduta dalla presentazione del Rapporto 2018 “Donare per curare: povertà sanitaria e donazione dei farmaci” realizzato dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus.
Anche quest’anno emerge da esso un quadro certamente allarmante se non drammatico, sintetizzabile nel numero 539.000 tanti quanti sono i poveri che non hanno potuto permettersi cure mediche e farmaci di cui avevano di bisogno. È sotto gli occhi di tutti che le famiglie che devono fare fronte a spese più urgenti destinano alle spese sanitarie meno risorse. Così accade che le famiglie povere spendono per la salute solo il 2,54% della propria spesa totale, contro il 4,49% delle famiglie non povere. In particolare, possono spendere solo 117 euro l’anno (con un aggravio di 11 euro in più rispetto all’anno precedente), mentre il resto delle persone può spendere 703 euro l’anno per curarsi (+8 euro rispetto all’anno precedente).
Se poi si cerca di vedere all’interno le voci più significative emerge che per le famiglie indigenti, la quota principale della spesa sanitaria è destinata ai medicinali: 12,30 euro mensili, pari al 54% del totale. Invece, il resto delle famiglie destina ai farmaci solo il 40% della spesa sanitaria, perché investe maggiormente in prevenzione. L’esempio più eclatante è quello delle spese odontoiatriche, le prime ad essere messe da parte. Accade così che la spesa delle persone in stato di indigenza destinata ai servizi odontoiatrici è di 2,35 euro mensili, contro 24,83 euro del resto della popolazione.
Dal rapporto, ricco di grafici e statistiche, emerge poi un altro dato molto significativo che riguarda il contenimento della spesa sanitaria, il quale accomuna tutte le famiglie italiane. Nel triennio 2014-16 la percentuale di italiani, tra le famiglie non povere, che ha limitato il numero di visite e accertamenti è passato dal 24 al 20%. La quota, invece, è aumentata tra le famiglie povere, passando dal 43,4% al 44,6%. “Nonostante questa strategia di contenimento della spesa sanitaria a proprio carico – si legge nel Rapporto -, i dati ufficiali indicano una progressiva divaricazione tra la spesa pubblica (in riduzione) e quella privata (in aumento). In particolare, la quota di spesa per assistenza farmaceutica non sostenuta dal Servizio Sanitario Nazionale e a carico totale delle famiglie sfiora il record storico, passando al 40,6% rispetto al 37,3% dell’anno precedente”.
Altro giudizio che fa molto riflettere è reperibile nell’editoriale del Rapporto e firmato dal demografo Gian Carlo Blanciardo che attiene al numero dei decessi nell’anno. “Dal più recente bilancio demografico diffuso dall’Istat, – si legge nelle prime pagine – nel 2017 i morti, in Italia, sono stati 649 mila, 34 mila in più rispetto al 2016. Nel 2015, i morti sono stati 50 mila in più rispetto al 2014. Nell’ultimo secolo, solo nel corso della seconda guerra mondiale (1941-1944) e nel 1929 si registrano picchi analoghi. Il richiamo al 1929 evoca un legame tra malessere economico e debolezza del sistema socio-sanitario che, pur con tutte le varianti e le riletture indotte dai tempi moderni, può aiutarci a capire l’altalena della mortalità su cui rischia di adagiarsi la popolazione italiana”. Insomma, con una battuta un po’ ardita, si potrebbe dire che di crisi economica si può morire.
Quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario della introduzione in Italia del Sistema Sanitario Nazionale. Una conquista di civiltà che mostra anche tante crepe, come illustra il rapporto nella sua prima parte. A tal proposito c’è un altro dato che deve far riflettere: il 58-62% della spesa sanitaria dei poveri è assorbita dai medicinali che non sono coperti dal SSN. Ecco perché la Giornata della Raccolta del Farmaco è così necessaria.
Chiediamo a Giacomo Rondello delegato nazionale del Banco Farmaceutico di Palermo di mettere in rapporto questi dati con la situazione palermitana.
Il quadro che emerge dal Rapporto a livello nazionale è coerente con quello palermitano o da noi la situazione è più grave?
La nostra situazione è nettamente peggiore. I dati Istat del 2018 fotografano la povertà assoluta nel Meridione che è in crescita dal rispetto all’anno precedente, e si discosta da quella media italiana: il 10,3 % delle famiglie sono in povertà assoluta, contro una media del 6,9%. La Sicilia purtroppo è sempre in cima alla classifica fra le regioni più povere del Meridione. E la povertà assoluta si concentra nelle aree metropolitane e nei comuni con oltre 50.000 abitanti.
Sono più gli italiani o gli stranieri che ricorrono al Banco Farmaceutico per curarsi?
Sono i palermitani che ne beneficiano maggiormente, e devo aggiungere che c’è un Trend sempre più in crescita di aumento in tal senso in questi anni. Del resto è parallelo all’aumento della crisi economica, per cui aumentano le persone in povertà assoluta e le famiglie specie monoreddito di operai con più figli aumentano.
Voi raccogliete farmaci nel corso di tutto l’anno e poi li distribuite agli enti assistenziali convenzionati. Sono sufficienti o la richiesta è superiore alla disponibilità?
Il sostegno agli Enti dura tutto l’anno, con varie modalità: donazioni aziendali, da quest’anno la Raccolta dei farmaci ancora validi, donazioni extra, come quella per l’emergenza freddo, ecc. Nonostante siano incrementate le quantità erogate, nel 2018 le donazioni aziendali sono state pari a 42.786 confezioni per un valore commerciale di 371.874 euro, purtroppo la domanda non è ancora totalmente coperta dall’offerta. Certamente la domanda è cresciuta a causa dalla povertà che si aggrava e perché più soggetti vengono incontrati. Cito un caso che può apparire limite: un nostro Ente si è convenzionato con il carcere Pagliarelli, dove esiste un significativo bisogno di farmaci. Noi comunque confidiamo nella Raccolta dei Farmaci ancora validi, per innescare un ulteriore recupero e contribuire al diffondersi di una cultura del dono e della condivisione e della lotta allo spreco.
Nel Rapporto 2018 si dice che il nostro Paese è caratterizzato dalla cultura del dono. Avete di recente presentato una nuova iniziativa volta ad ottenere dai cittadini farmaci non scaduti da consegnare alle farmacie. Che giudizio si può dare dell’iniziativa?
Premetto che la Raccolta dei farmaci ancora validi quelli cioè che le persone hanno a casa e che non utilizzano, per vari motivi, è partita da poco meno di 2 mesi. Il riscontro è già positivo. Siamo stati colpiti oltre che dalla quantità di confezioni raccolte dall’atteggiamento delle persone che non è solo quello di sbarazzarsi di qualcosa d’ingombrante, ma di partecipazione al sostegno di chi vive in più gravi difficoltà.
La caduta della neve a Palermo nei giorni scorsi ha evidenziato un bisogno di tante cose: coperte, indumenti, alimenti, ma anche medicine. Come fate fronte a questa eccezionale richiesta?
Per l’emergenza freddo abbiamo avuto subito la donazione di ben 2.500 confezioni di uno sciroppo pediatrico, che verranno depositati presso la Farmacia Solidale di Villa Nave e saranno messi a disposizione degli Enti che fanno parte della rete di solidarietà del Banco Farmaceutico. Abbiamo contattato il Servizio di Assistenza Sociale per le gravi marginalità del Comune di Palermo che si occupa prevalentemente di adulti; l’intento è creare un collegamento anche con questo soggetto ed estendere ulteriormente l’aiuto alle persone più bisognose.
Alla presentazione di sabato prossimo si racconteranno due testimonianze: quella i Mauro Billetta, parroco di Sant’Agrese a Danisinni e quella di Carmelo Vicari, parroco a Sant’Ernesto in Via Campolo. Due realtà economiche e sociali diverse e distanti, ma accomunate dallo stesso impegno: quello della Chiesa sul territorio che cerca di farsi carico di tanti problemi, anche quello delle medicine necessarie per curarsi.
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