Dolori cronici muscoloscheletrici diffusi associati a molti altri sintomi spesso invalidanti, come affaticamento, tensione e rigidità muscolare, alterazione dell’umore, disturbi del sonno e della concentrazione: è la fibromialgia. Una sindrome tanto comune quanto ancora poco conosciuta, ma che colpisce circa due milioni di italiani. E’ più frequente nelle donne, si stima che il rapporto rispetto agli uomini è di 8 a 1. Può svilupparsi a qualsiasi età, ma il picco di incidenza nelle donne è tra i 20 e i 50 anni; i disturbi sono talmente numerosi e diversi da rendere difficile diagnosi e cura.
Sul tema, in occasione della “Giornata mondiale della fibromialgia”, a Villa Magnisi (sede dell’Ordine dei medici di Palermo) si è svolto il II congresso nazionale CFU-Italia “La sindrome fibromialgica”. Autorevoli esperti hanno fatto il punto sulla base delle evidenze scientifiche, delle esperienze cliniche e quelle dei pazienti ad oggi disponibili, con l’obiettivo di fare chiarezza sull’approccio più adeguato alla sindrome: dalla diagnosi alla presa in carico del paziente, fino alle soluzioni terapeutiche ad oggi validate.
“Nonostante la gravità dei disturbi – ha spiegato Toti amato, presidente dell’Ordine dei medici di Palermo – l’Italia è uno dei pochi Paesi europei in cui la fibromialgia non è stata ancora riconosciuta dal Servizio sanitario nazionale tra le malattie croniche per le quali è prevista l’esenzione dalla compartecipazione alla spesa sanitaria. Per impatto sociale e sanitario, si rendono necessari l’inserimento nei Lea (Livelli essenziali di assistenza) e linee guida sul percorso assistenziale, dalla diagnosi al trattamento”. Inoltre, ha aggiunto Amato “la cronicità dei disturbi è tale che serve educare e formare sia pazienti che professionisti affinché la persona affetta da questa sindrome possa gestirla in autonomia, seguendo prescrizioni coerenti ed efficaci”.
“Conosciamo bene i rischi del web. Nella ricerca di una soluzione per alleviare il dolore, i pazienti rischiano anche di imbattersi in bufale prive di valore scientifico – ha detto Daniela D’angelo, responsabile scientifico del congresso, nonché consigliere dell’Ordine – . L’Omceo è la casa dei medici, un luogo dove potere fare chiarezza e offrire informazioni univoche attraverso la conoscenza di esperienze cliniche e personali allo scopo di stimolare un’alleanza efficace tra professionisti e pazienti”.
“Il mancato riconoscimento delle istituzioni crea nei pazienti una condizione di sofferenza, che si aggiunge al dolore fisico, ha detto il presidente del Comitato Fibromialci Uniti-Italia (CFU) Barbara Suzzi, spiegando che obiettivo del Comitato è fare uscire dall’invisibilità i pazienti fibromialgici.
“E’ necessario accendere un faro su una malattia ‘fantasma’ – ha concluso il vice presidente del Comitato Fibromialci Uniti-Italia Serafina Cracchiolo – attraverso la diffusione delle esperienze e il dialogo tra professionisti e pazienti capaci, in modo da favorire un approccio multidimensionale e multidisciplinare, nonché un’alleanza terapeutica e una gestione mirata delle risorse disponibili”.
L’evento è stato organizzato in collaborazione con il CFU-Italia (Comitato Fibromialgici Uniti).
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