“Ho incontrato oggi a pranzo ad Arcore insieme ai capigruppo di Forza Italia alla Camera e al Senato, l’intera squadra di governo composta da ministri, viceministri e sottosegretari e le più alte cariche istituzionali azzurre. Prima di scambiarci gli auguri di buon Natale, abbiamo parlato della legge di Bilancio e dei principali temi di attualità”.
Il post sul profilo Facebook di Silvio Berlusconi è semplice e accompagna una foto di gruppo scattata a Villa San Martino domenica scorsa. Una foto dalla quale, accanto a Berlusconi, fa capolino Giorgio Mulè, il Vice presidente della Camera che si conferma, anche in questo caso, estremamente vicino al Presidente del partito.
Il Caso Sicilia affrontato da e con Berlusconi
E fra i temi di ‘attualità’ affrontati in quell’affollato pranzo non poteva non esserci il caso Sicilia. una spaccatura fratricida, quella avvenuta da Palermo a Catania che turba l’ex cavaliere. A porre l’argomento a tavola sarebbe stato proprio Giorgio Mulè che, come anticipato nei giorni scorsi da BlogSicilia, è indicato come il probabile commissario di Forza Italia nell’isola per riportare unità e pace fra gli azzurri.
A confermare le indiscrezioni, adesso, è il racconto raccolto dal giornale la Sicilia che parla di un Berlusconi infastidito e dispiaciuto e di un Mulè pronto a scendere in campo nell’isola. Ma la narrazione della vicenda non si limita alla conferma e fa anche un passo avanti “La situazione in Sicilia non può essere più tollerata” avrebbe detto Mulè a quel pranzo. Una posizione condivisa da Berlusconi che divide a metà le colpe fra le fazioni.
Il mandato del pacificatore
Così la decisione sembra essere già presa e pronta per essere formalizzata. sarà proprio Mulè il ‘pacificatore’. Forse commissario del partito da un punto di vista formale ma non sarà una ‘sfiducia’ a Miccichè. Sarà un mandato a tempo per un massimo di sei mesi con lo scopo finale di riunificare i gruppi anche se non subito.
Le pedine sullo scacchiere
Lo ‘sbarco’ di Mulè è comunque previsto a gennaio dopo le feste. Intanto si muoveranno le prime pedine e lui stesso, prima ancora di aver titolo per parlare a nome di Forza Italia, inizierà a tessera la tela. le prime pedine sono le ‘opzioni’. e’ probabile che Tommaso calderone, uno dei quattro del gruppo di Miccichè, opti per il senato lasciando il posto all’Ars a Bernadette Grasso, l’ex assessore di Musumeci, che, però, aderirà al gruppo con Schifani. Miccichè, invece, resterà a Palermo.
Il gruppo del coordinatore azzurro resterebbe con tre deputati e dunque avrà bisogno di una deroga firmata dal Presidente dell’Ars per mantenere autonomia. Diversamente i tre deputati sarebbero costretti ad aderire a un gruppo esistente o confluire nel gruppo misto.
Il sì al permanere in vita del gruppo sarebbe un segnale a Miccichè che gli dice, in pratica ‘non c’è un disegno per assassinarti politicamente’.
La lunga e difficile strada
Un primo passo su una strada, però, lunga e difficile. Il capogruppo di Forza Italia all’Ars, Stefano Pellegrino, ha già detto chiaramente che il suo gruppo (quello con Schifani) non si tocca perché è il più numeroso e quello che ospita i ‘deputati con i voti’. La strada per trattare la pace passa, poi, anche dall’esigenza di far spazio almeno ad uno degli uomini di Miccichè, probabilmente al capogruppo Mancuso che già a pellegrino ha mandato a dire “credo che lui sia la persona meno adatta a esprimere giudizi su cosa fare di Forza Italia in Sicilia”. Una strada irta di difficoltà
(foto facebook dal profilo di Silvio Berlusconi)
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