I carabinieri della sesta sezione indagini telematiche del nucleo investigativo del comando provinciale di Palermo, hanno eseguito una misura cautelare ai domiciliari, emessa dal gip di Palermo su richiesta della procura, nei confronti di un 39enne, residente a Palermo, accusato di usura, con l’aggravante di aver approfittato dello stato di bisogno della vittima.
L’indagine è iniziata nel 2021 dopo che un giocatore d’azzardo che ha accumulato debiti ha presentato una denuncia. Ha raccontato a settembre del 2019, a causa di debiti di gioco, la vittima si sarebbe rivolto all’indagato, che conosceva solo di vista ma era ritenuto soggetto dalle “conoscenze giuste”, chiedendo inizialmente un prestito di 800 euro con un tasso del 100% da restituire entro 30 giorni. In poco tempo ha chiesto diversi prestiti in varie tranche per circa 6.000 euro, rispetto ai quali avrebbe dovuto restituirne 13.700.
Il giocatore si è rivolto ai carabinieri perché non era più in gradi di onorare i debiti contratti sempre con tassi elevati e perché avrebbe subito minacce sempre più violente se non avesse rispettato i patti. Le indagini condotte dai carabinieri del nucleo investigativo e svolte anche attraverso il monitoraggio dei “profili social” utilizzati dal finanziatore che comunicava in questo modo con la vittima. Questo ha permesso di riscontrare le dichiarazioni rese dalla vittima nei confronti del presunto usuraio.
L’ultima operazione anti usura risale allo scorso mese di febbraio quando, nel catanese, la polizia ha arrestato quattro persone indagate, a vario titolo, per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di usura e abusivismo finanziario. Si tratta di Rosario Fichera e Maria Concetta Torrisi, destinatari di misura cautelare in carcere, portati al Piazza Lanza a Catania; Caterina Fichera che va ai domiciliari e Mario Patanè che si trova già in carcere.
Le indagini hanno avuto luogo per circa sei mesi, dal dicembre 2021 al giugno 2022. Sono iniziate a seguito di alcune segnalazioni ricevute dalla Polizia di Stato e da vittime stremate dai loro usurai. E’ stata scoperta l’esistenza di un’attività ben organizzata di usura per ottenere profitti prestando denaro a persone in difficoltà finanziarie con tassi d’interesse enormi. Gli indagati richiedevano interessi compresi tra il 10% e il 40% mensili, che corrispondevano a tassi annui iperbolici.
In uno dei casi più significativi, un operaio industriale ha dovuto corrispondere interessi del 30% mensile per un prestito di 1000 euro, e del 33% settimanale per un prestito di 300 euro. Per estinguere il debito, le vittime dovevano restituire l’intera somma prestata più il 10% come ultimo interesse, o corrispondere oltre agli interessi periodici, un’altra rata maggiore fino a raggiungere la somma prestata più il 10% come ultimo interesse.