Protagonista indiscusso di quella generazione di interpreti che hanno saputo portare al cinema vizi e virtù della Sicilia e dei suoi abitanti, Burruano era una voce ed una faccia che non poteva lasciare indifferenti.
Chi ha lavorato con lui dice che non studiasse nemmeno i copioni, soprattutto al cinema. Improvvisava, come solo lui sapeva fare, interpretando semplicemente quello che aveva osservato per tutta la vita: l’uomo di borgata, quello che prende tutto sul serio e che qualsiasi cosa dica, senza poi nemmeno volerlo, una riflessione.
Vogliamo ricordarlo con una scena tratta dal capolavoro del 2009 di Giuseppe Tornatore, “Baaria”, dove Burruano interpreta il farmacista nel cui negozio si reca Nino Torrenuova, reduce di guerra ed inguaribilmente triste, per chiedere qualcosa “pi muoriri”.
Il farmacista non si lascia turbare dalla insolita richiesta. Memorabile la sua domanda: “Comu vuò muoriri…di subitu o a picca a picca”?
Nino risponde senza esitazione: “U tempu di arrivari a casa!”.
Il farmacista cerca tra flaconi e ammennicoli e consegna a Nino un bicchiere, deve berne il contenuto. Si tratta in realtà di un liquido innocuo.
Portato a termine il compito, l’aspirante suicida ringrazia dicendogli “U Signuri tu paga”.
“Veramente – risponde il farmacista – fussiru 120 lire”.
Ma Nino a tutto pensa tranne che a pagare e si congeda con un “Ni viriemu au ‘nfiernu”.
“Buon viaggio!” gli augura il farmacista.
Buon viaggio Gigi Burruano – oggi siamo noi a dirlo – il mondo del cinema non ti dimenticherà.
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