Cateno De Luca è “completamente pazzo, come sapete”. E’ un endorsment del tutto particolare quello che Dino Giarrusso, l’europarlamentare ex Movimento Cinquestelle, riserva al suo nuovo alleato, il “sindaco dei siciliani”, Cateno De Luca. La pazzia a cui fa riferimento Giarrusso è, evidentemente, non una patologia, bensì quel sacro furore che tutti riconoscono a De Luca nel fare politica. La strana alleanza che vede l’ex sindaco di Messina attorniato dalle due ex Iene della Tv, Ismaele Lavardera e Dino Giarrusso, s’annuncia scoppiettante. Ne vedremo delle belle.
Ma perchè Giarrusso ha dato del “pazzo” a De Luca? Più che di politica si tratta di musica. Da mesi De Luca divide la passione per la politica con quella del canto. Quando Giarrusso e l’ex sindaco di Messina si sono trovati per la prima volta assieme sul palco, l’eurodeputato è stato presentato come il Jeeg Robot della politica, ed è stato invitato a cantare. Giarrusso ha messo le mani avanti: “a cantare sono meglio di te, non ti offendere. Per fare politica sei più bravo tu, ma a cantare no”.
Giarrusso ha anche spiegato la genesi di questa nuova alleanza politica e, soprattutto, dove intenda collocarsi. “Mi ha cercato lui è stato davvero gentile e tempestivo, ha delle idee tecniche che condivido. E’ stato un ottimo amministratore per la città di Messina. De Luca ha già una struttura che si chiama Sicilia vera, un partito locale importante, un movimento popolare che già esiste. La mia idea si è in qualche modo unita al percorso preesistente di De Luca, per creare un movimento che sia anche un partito nazionale”.
“Questo progetto avrà una sua prima prova alle elezioni regionali di novembre in Sicilia. De Luca presidente e io vice, andiamo in ticket. Abbiamo avuto corteggiamenti da parte di forze politiche nazionali. Un pò perché qualcuno sperava, e forse spera ancora di portarci nel centrodestra o nel centrosinistra. Un pò perché facendo un risultato importante in Sicilia si mettono le basi per un discorso nazionale”.
L’alleanza De Luca-Giarrusso si rivolge a chi non si reca più alle urne: “parliamoci chiaro quando il 60 per cento delle persone non va a votare significa che l’offerta dei partiti tradizionali è molto scadente”.