Il Teatro Massimo di Palermo si apre alla città ancora di più. Fra arte, stile e gusto nasce “I giardini del Massimo”, il nuovo caffè e lounge bar del Teatro che è stato inaugurato ieri sera.
Uno spazio aperto di stile e storia che guarda alla città
Dopo mesi di progettazione e lavori di ristrutturazione, coordinati dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali insieme al consorzio Giardini del Massimo, l’affascinante location è pronta ad accogliere quanti vorranno concedersi una pausa rilassante degustando le prelibatezze della cucina siciliana. Chef di grido, piatti mediterranei guardando al teatro e a tutto quello che rappresenta per le arti e per la città, ma guardando anche alla bellezza di Palermo nel suo complesso.
Uno spazio per palermitani e turisti
E’ entusiasta Rosario Alescio, a capo del consorzio Giardini del Massimo che gestirà il locale, insieme a Giuseppe Biundo e Davide Alamia, e non nasconde la sua soddisfazione: “Siamo riusciti a dare alla città uno spazio stupendo per palermitani e turisti, ai quali vogliamo fornire una offerta significativa che permetta loro di sceglierci e di trascorrere del tempo qui e al bookshop. Stiamo anche conducendo uno studio sul turista tipo che arriva a Palermo per venire incontro alle sue aspettative. Il teatro è strettamente legato all’arte, alla cultura e adesso anche al cibo, d’altra parte la Sicilia è famosa in tutto il mondo per i suoi prodotti enogastronomici”.
Gianvito Gaglio lo ‘chef del teatro’
Lo chef è Gianvito Gaglio, e anche lui non nasconde la propria emozione: “Sono felice ed emozionato, per me è un onore essere lo chef del Teatro Massimo. Ho seguito i lavori sin dall’inizio”. Una esperienza di condivisione quella che nasce.
Un segno di vitalità importante
Una apertura che rappresenta la vitalità del teatro e della città sottolineata anche dal maestro Marco Betta, sovrintendente del Teatro Massimo: “Siamo felici perché i Giardini del Massimo sono un momento importante di relazione con il nostro pubblico. Si tratta di una struttura che vive dentro al Teatro ma si connette con la città. E’ un luogo creativo dentro un luogo di cultura: qui gli artisti possono radunarsi, pensare, bere qualcosa. Rappresenta inoltre un segnale di vita imprenditoriale, ed è prova del fatto che il teatro è vivo e si sta sempre di più aprendo alla città”.
Vivere il Teatro Massimo
Uno spazio da vivere secondo l’idea di Luigi Smecca, l’architetto che ha ‘pensato’ per i Giardini, delle strutture ombreggianti a forma di foglie al posto dei tradizionali ombrelloni. “Il progetto – spiega – vuole far vivere un po’ di più, a tutti, il teatro, visto come un monumento. E’ senza dubbio tempio di arte e cultura ma adesso, con i Giardini, mira a essere visitato da tutti.
L’intervento ha riguardato diversi ambienti: la bouvette, la sala caffetteria, la Sala dei Dipinti che è stata adibita a ristorante e il bookshop”.
Uno spazio iconico nel segno del bello
“Ogni spazio che si recupera alla fruibilità della città e che sia fatto nel segno del bello come in questo caso è un’iniziativa da apprezzare e rilanciare – dice il sindaco di Palermo Roberto Lagalla -. Palermo ha uno straordinario afflusso turistico ed è bellissimo quando i luoghi più iconici di questa città possano essere messi a disposizione di una fruizione più ampia e qualificata”.
Un messaggio positivo e innovativo che promuove il Dna della Sicilia
“Questa città ha bisogno di messaggi positivi ed innovativi come quelli che emergono dai Giardini del Massimo – dice l’assessore comunale Giampiero Cannella – Oggi celebriamo una felice sintesi fra il Teatro Massimo, che rappresenta il punto più alto della cultura e della lirica siciliana e il patrimonio enogastronomico della nostra regione. Un messaggio rivolto a tutti, ma in particolare ai turisti. Perché è nella commistione dei sensi, del bello e del buono, che si può capire appieno il Dna della nostra terra”.
Un luogo patrimonio della città
“La riapertura della buvette-caffetteria del Teatro Massimo rappresenta un’occasione per ampliare la fruizione pubblica e valorizzare la centralità di questo edificio patrimonio della città, sia per l’eccezionale valenza architettonica che riveste, sia perché il simbolo del cambiamento culturale e mi riferisco alla riapertura nel 1997 dopo 23 anni di inattività – dice Selima Giuliano, sovrintendente ai Beni Culturali -. Questo luogo, sono sicura, contribuirà alla frequentazione del teatro da parte sia dei nostri concittadini che dai molti turisti in visita a Palermo”.
Le prelibatezze della cucina siciliana
Gianvito Gaglio, nemmeno 30 anni, un diploma della scuola Alma di Gualtiero Marchesi e anche un’esperienza pluriennale con lo chef bistellato Antonino Cannavacciuolo, come detto, dirigerà la brigata in cucina. Mentre in sala c’è Paola Gioia. “Mi piace condividere i sapori e i profumi della nostra sicilianità, ricordando, giocando e sperimentando con l’esperienza maturata in cucina in questi ultimi anni – dice ancora lo chef – I piatti stessi sono pensati per essere mangiati in differenti modi: alcuni in un boccone, altri da assaporare con le mani e altri ancora in cui si ha la possibilità di mischiare una o più salse di accompagnamento. La cucina è nutrimento e piacere: un viaggio sensoriale tra le emozioni e i ricordi, due ingredienti rilevanti nel mio ideale di cucina. Per noi siciliani soprattutto, l’immagine della nostra terra è sempre legata alla cucina e al buon cibo delle mamme e delle nonne: le “pollanche” (pannocchie) nei pomeriggi estivi, i “babbaluci” (le lumache) durante il Festino di Santa Rosalia, l’anguria fresca in riva al mare, i fichi d’india freddi a fine pasto, l’odore di carne arrostita per le vie della città, le arancine per Santa Lucia, il baccalà per l’Immacolata Concezione, l’urlo dei venditori nei mercati del Capo, di Ballarò e della Vucciria. Noi siamo così, riconosciamo nel cibo un gesto potente, primordiale e identitario”.
La tradizione in cucina
E le idee di Gianvito si trasferiscono poi nei piatti. Che richiamano subito alla tradizione. E che hanno nel pesce l’ingrediente principale. Così il polpo a sfincione diventa il must da provare. Il polpo, cotto con tecniche moderne, ma che richiama alla fedele tradizione palermitana, condito con una salsa a base di pomodoro e cipolla e l’immancabile caciocavallo, a richiamare lo sfincione, uno degli street food più celebri della città. E ancora l’ombrina, servita a carpaccio, oppure il rombo con i tenerumi, o la parmigiana, ma fatta “in carrozza”, una deliziosa rivisitazione della “cugina” mozzarella ricoperta di panko e accompagnata da una maionese al basilico. Anche tra i primi vince la sicilianità e i richiami al suo territorio. Come i paccheri ai 3 pomodorini (Pachino, datterino e datterino giallo), le linguine alle vongole, un riso ai gamberi e i mitici spaghetti ai ricci con colatura di alici e lo zafferano che non ti aspetti a dare profumi unici. Tra i secondi non mancano il maialino nero dei Nebrodi, il coniglio abbinato a scampi e sommacco e la ricciola.
I Giardini del Massimo aspettano dunque visitatori e ospiti per offrire loro momenti di bellezza e gusto. Non un semplice ristorante, ma un posto dove poter vivere, dalla colazione all’aperitivo alla cena, ma anche eventi privati e aziendali e una sala esclusiva di 38 posti dedicata alla cucina gourmet, nel contesto affascinante di uno dei teatri più belli del mondo.
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