Una gaffe che lascia l’amaro in bocca nel giorno del 31esimo anniversario di una lettera storica nella lotta a Cosa Nostra
“Ricorrono oggi i trenta anni dalla pubblicazione su ‘Il Giornale di Sicilia’ della lettera aperta di Libero Grassi contro il suo estorsore: una voce coraggiosa che ruppe il muro di silenzio e di omertà degli operatori economici sottoposti alla violenza del potere mafioso e che rappresenta ancora una forte spinta a contrastare con determinazione gli interessi criminali e il tentativo di condizionare la vita economica e sociale di interi territori”.
A dirlo è il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese. Ma il titolare del più importante dicastero italiano commette un grave errore. Il trentennale di quella lettera, infatti, è caduto lo scorso anno e non oggi.
A farlo notare è il giornale ‘La Nazione siciliana‘ che ricorda come la pubblicazione della lettera al suo estortore da parte di Grassi venne pubblicata sul Giornale di Sicilia il 10 gennaio del 1991.
E diversa la data non potrebbe essere visto che il coraggioso imprenditore della Sigma pagò con la vita la sua sfida a Cosa Nostra che lo uccise il 29 agosto del 1991. Il 10 gennaio del 1992, quando il Ministero fa risalire la lettera, in realtà Grassi era già morto da quasi 5 mesi.
“Un atto di denuncia che, pochi mesi dopo, il 29 agosto, costò la vita all’imprenditore siciliano, il cui coraggio favorì l’apertura della stagione della ribellione delle vittime alle richieste di pizzo da parte di Cosa nostra”, ha proseguito la titolare del Viminale, insistendo sull’errore anche nella data dell’omicidio.
Una gaffe che lascia l’amaro in bocca perché mostra poca conoscenza da parte del Ministro e del suo staff della realtà siciliana e della sua storia, anche se le parole del Ministro restano importanti nel passaggio in cui ribadisce la necessità di trasformare “l’eredità morale di Libero Grassi in un impegno costante per denunciare e per affidarsi alle Istituzioni”.
“Dobbiamo sostenere i cittadini e le imprese – ha concluso il ministro – che compiono scelte di legalità di fronte ai ricatti mafiosi e mettere in campo tutti gli strumenti disponibili per evitare che le vittime dell’usura e delle estorsioni precipitino in una condizione di solitudine e di isolamento”. Magari mostrando anche di conoscere la storia di quella ribellione.
Ma il Ministro, purtroppo, non è sola in questa gaffe visto che agenzie di stampa e giornali hanno ripreso le sue parole senza interrogarsi sulla sequenza dei fatti e mostrando, anche qui da noi dove la ferita è ancora aperta, scarsa memoria reale