Sono stati 168 i reperti archeologici sequestrati lo scorso anno dai carabinieri del nucleo tutela patrimonio cultura di Palermo. Vasi, coppe, anfore, brocche, alcuni di età preistorica, altri di epoca compresa tra il IV sec. a.C. ed il I sec. d.C tenute in modo illegale nelle abitazioni o trovate in vendita da antiquari o commercianti.
E’ solo una delle tante attività svolte lo scorso anno dai militari che hanno presentato un bilancio della loro attività. Sono stati recuperati e sequestrati oltre 5.000 documenti archivistici (manoscritti, opuscoli, rolli), di epoca compresa tra il 1400 ed il 1800, di pertinenza del Comune e della Diocesi di Mazara del Vallo (TP).
Anche una pergamena “Bolla Papale” del 1304, firmata da Papa Benedetto XI, posta in vendita in una casa d’aste. E’ stato ritrovato un volume “Vita di Sant’Oliva, del 1700 rubato nel 1993 dalla bibliotecari Sant’Agostino di Alcamo (Tp). E poi ancora monete e documenti trovati in vendita in alcuni siti di e-commerce.
L’elenco dei beni culturali recuperati in un solo anno è molto lungo. I carabinieri hanno restituito alla Soprintendenza Archivistica della Sicilia – Archivio di Stato di Palermo, 19 carte topografiche, di vari comuni siciliani, databili alla prima metà del XIX sec, prodotte in epoca preunitaria da Uffici ed Enti del Regno delle Due Sicilie. Alla Biblioteca “Ludovico II De Torres” del seminario arcivescovile di Monreale (PA), 49 libri antichi, di epoca compresa tra il 1600 ed il 1800, rubati nel 1989 ai Renda Pitti, che li aveva donati alla Diocesi di Monreale (Pa). Alla Biblioteca comunale “Leonardo Sciascia”, di Palermo, 5 preziosi libri, di epoca compresa tra il 1600 ed il 1800, provento di furto.
Alla chiesa di San Domenico di Castelvetrano (TP), un importante dipinto, olio su tela, raffigurante “la visitazione della Madonna”, rubato nel 1982.
Il recupero è frutto del costante monitoraggio del mercato antiquariale effettuato dai Carabinieri del TPC. In particolare, confrontando le immagini e i dati riguardanti le opere presente nel catalogo di una casa d’aste palermitana con quelle contenute all’interno della Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti, gestita dal Comando Tutela Patrimonio
Culturale, i militari dell’Arma hanno focalizzato l’attenzione su un dipinto di provenienza sospetta.
I successivi accertamenti hanno permesso di confermare che si trattava proprio del quadro rubato nel 1982 dalla chiesa di San Domenico di Castelvetrano (TP).
Dalle indagini non sono emerse responsabilità a carico della casa d’aste che, in qualità di mandatario, aveva posto in vendita il dipinto per conto di un uomo, denunciato per ricettazione.
Dopo anni, il quadro ritorna al proprio posto restituendo così alla chiesa castelvetranese una significativa tessera dell’identità culturale e artistica di una delle sue più antiche chiese, le cui origini risalgono al XV secolo. La chiesa di San Domenico è decorata con stucchi ed affreschi di pregevole fattura eseguiti da Antonino Ferraro da Giuliana nel 1574-’80.
E’ un’opera fondamentale per la storia dell’architettura in Sicilia e costituisce uno degli esempi più significativi di quel manierismo siciliano che preannuncia l’imminente Barocco.
Per quanto riguarda i furti nei siti archeologici il nucleo Tpc ha sequestrato 1996 importanti reperti rubati. Lo scorso anno si è registrato un incremento del numero dei reati. Infatti i furti commessi, nel 2020, nell’intero territorio siciliano, sono stati 24, a fronte dei 14 dell’anno precedente. Gli obiettivi più colpiti sono stati i luoghi privati e quelli di culto. Tra l’altro sono state denunciate 34 perone accusate di furto ricettazione e contraffazione di opere d’arte e sequestrati beni per 6 milioni di euro. I beni recuperati son ostati riconsegnati ai musei, chiese, e alla Regione.
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