E’ stato licenziato l’autista del presidente della sezione giurisdizionale d’appello della Corte dei Conti che si sarebbe fatto strisciare il cartellino da una collega.
Il provvedimento per Pietro Di Fiore è del 31 dicembre come scrive il Giornale di Sicilia.
Ancora da valutare la posizione di Isabella Ballone, la sua presunta complice: lei è infatti dipendente regionale «in prestito» alla magistratura contabile, che poi l’ha prontamente «restituita» all’amministrazione di Palazzo d’Orleans, e subirà un procedimento a parte.
Entrambi sono pure imputati davanti al giudice penale: per loro la Procura di Palermo ha già chiesto il rinvio a giudizio, con l’ipotesi di truffa aggravata in concorso. In altre parole, per assenteismo.
La scure calata su Di Fiore – il provvedimento è datato 31 dicembre – è effetto della legge Madia, che sui furbetti del cartellino è quanto mai severa e prevede tempi rapidissimi, che prescindono dagli esiti e anche dalla durata dell’eventuale processo penale.
Una commissione ad hoc è scesa a Palermo, ha valutato i fatti sul piano disciplinare, ascoltando l’autista, incastrato da un dirigente detective, che aveva svolto indagini personali, raccogliendo prove ritenute inconfutabili sulle sue assenze ingiustificate dall’ufficio.
Di Fiore sarebbe stato favorito per una decina di volte, tra il 29 gennaio e l’8 giugno 2018, dalla Ballone, che all’orario di uscita previsto avrebbe strisciato il badge dell’uomo e poi lo avrebbe lasciato nascosto nel bagno delle donne, in ufficio, dove lui lo avrebbe successivamente recuperato. Davanti ai commissari, oltre a riferire una serie di problemi di carattere personale e familiare, Di Fiore ha negato di avere avuto l’aiuto della Ballone.
Le indagini sono state condotte dai carabinieri e si sono avvalse di un dirigente che ha eseguito delle indagini interne con tanto di foto e appostamenti.