La preoccupazione degli inquirenti dall’operazione “Centro”

La fuga dei boss Palermitani, ora spunta l’ipotesi della talpa

I boss Palermitani in fuga perché tra le forze dell’ordine potrebbe esserci una talpa che ha spifferato dell’indagine sul loro conto. Ne è convinta la Procura di Palermo che proprio per questo ha dato vita all’operazione antimafia “Centro” che ha portato all’arresto di 9 esponenti della mafia Palermitana.

Il “pitbull” sapeva tutto

A sapere di questa indagine era Giuseppe Mangiaracina, 43 anni, soprannominato Pittbull, tra i 9 arrestati. Nel corso di un intercettazione si scopre che avrebbe incontrato un soggetto non meglio identificato. A lui si sarebbe rivolto e, dopo una serie di battute, chiedeva esplicitamente se vi fossero novità. Questo soggetto rispondeva che le forze dell’ordine erano “pronte” e che avrebbero effettuato 10 arresti. “là”  ”pronte”!…Omissis….   là!” diceva. Questo stesso soggetto rivelava di avere appreso da un’altra persona non meglio indicata di questo imminente blitz. E che rispetto alla precedente operazione antimafia, questa volta o presi “i pesci grossi”. Ecco perchè c’è il fondato sospetto che una talpa abbia avuto contatti con i boss.

Magistrati preoccupati

“Sono emerse – scrivono i magistrati nell’ordinanza di arresto – preoccupanti fughe di notizie. Hanno consentito ai membri del sodalizio di apprendere dettagli delle indagini in corso sul contesto del mandamento di Porta Nuova e della famiglia di Palermo Centro”. Le investigazioni hanno dimostrato che Massimo Mulè, tra gli altri indagati, temeva di essere a breve raggiunto da un’ordinanza di custodia nell’ambito del processo “Cupola 2.0”. Processo in cui aveva riportato assoluzione in primo grado ma in appello temeva un ribaltone. “E’ stata svolta ampia attività istruttoria in grado di appello e il giudizio verrà definito, salvo rinvii, il 20 dicembre” evidenziano sempre nell’ordinanza i magistrati.

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Altri segnali preoccupanti

L’inchiesta ha portato in luce la fuga o il pericolo di fuga di diversi altri indagati. Ad esempio Gaetano Badalamenti, intercettato, avrebbe fatto intendere di essere pronto addirittura ad andare all’estero. Alcuni esponenti del mandamento, destinatari del fermo del luglio scorso, si sono già resi latitanti. Tra loro ad esempio Giuseppe Auteri. Altri hanno provato a farlo, come Nicolò Di Michele o Giuseppe D’Angelo.

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