La giunta regionale ha sbloccato dieci milioni di euro destinati alla riqualificazione degli insegnanti iscritti all’Albo regionale del personale docente dei corsi di formazione che hanno confermato lo stato di disoccupazione e per i quali la Regione si era impegnata ad avviare un percorso di sostegno e reinserimento.
Dopo una prima fase ricognitiva svolta dal Formez, che ha selezionato 941 idonei, su 1267 soggetti coinvolti, a diventare destinatari degli aiuti, sarà erogato un voucher di 10 mila euro per ciascun docente. Tra i beneficiari, 830 persone in sede di valutazione hanno scelto percorsi di riqualificazione formativi, un’indennità di frequenza per corsi dai 3 ai 9 mesi e la previsione di tirocini “on the job”; in 21 hanno optato per il percorso che prevede l’erogazione di borse di autoimpiego, attività di tutoring e finanziamenti delle spese di start-up di impresa; 90 docenti, infine, con età superiore ai 64 anni, saranno accompagnati alla quiescenza con interventi di pubblica utilità e un incentivo destinato alla copertura del periodo previdenziale ai fini dell’avvio alla pensione.
La soddisfazione della Regione
“Esprimo soddisfazione – ha dichiarato l’assessore regionale all’Istruzione e alla formazione professionale, Mimmo Turano – per l’esplicito apprezzamento manifestato dalla giunta Schifani verso un provvedimento che consente al personale docente dei corsi di formazione non occupato di proseguire in un percorso di riqualificazione delle competenze. La Regione erogherà al Formez i contributi che consentiranno loro la formazione specialistica, l’innovazione digitale o l’autoimpiego”.
La norma cancellata
Cancellata dall’Ars una delle norme della Finanziaria sulla formazione professionale e con essa ha eliminato l’obbligo a carico degli enti di assumere personale per ciascuna sede di corsi per partecipare agli avvisi emanati dalla Regione Siciliana.
Turano, “Rimediato ad errore, rimosso macigno su enti”
L’assessore regionale all’Istruzione e formazione professionale, Mimmo Turano, commenta: “Abbiamo rimediato, grazie alla sensibilità dimostrata dall’Ars, allo sbaglio consumato nella notte dell’8 gennaio in occasione dell’approvazione della manovra finanziaria. Con l’abrogazione del comma 2 dell’articolo 70 della legge 3 del 31 gennaio scorso si rimuove un macigno che gravava sugli enti, non più costretti, adesso, ad adempimenti inutili e impossibili”.
Figuccia, “Dieci milioni per riavviare riqualificazione e ricollocazione”
“Come promesso è stata approvata la delibera di Giunta con la quale si stanziano 10 milioni di euro per avviare il percorso di riqualificazione e ricollocazione degli operatori Iscritti all’albo della formazione professionale licenziati negli anni scorsi. Ogni promessa è debito!”. Così in una nota del deputato della Lega all’Ars Vincenzo Figuccia.
L’esponente del Carroccio prosegue: “Voglio ringraziare Mimmo Turano che, sin dal momento del suo insediamento, si è voluto impegnare su questa iniziativa. Questo traguardo porta la mia firma attraverso le battaglie sostenute durante le sedute dell’assemblea regionale di questi anni. Si mette la parola fine al sacrificio di tanti lavoratori che sono stati licenziati e che potranno così, dopo anni di ingiustizie subite, riavviare il loro percorso nel mercato del lavoro attraverso un voucher di 10 mila euro annui”.
All’Ars è scontro fra Schifani e Turano sulla graduatoria avviso 7
Ma il voto non ha riportato serenità in un settore in cui è in corso una guerra fra enti grandi e piccoli. Sono tensioni che stanno anche provocando un nuovo scontro fra il presidente Schifani e l’assessore Mimmo Turano.
I due emendamenti approvati a metà gennaio
A metà gennaio, con due emendamenti volanti approvati nella notte che ha portato al varo della Finanziaria, era stato introdotto l’obbligo a carico degli enti di assumere a tempo indeterminato in ogni sede (anche quelle periferiche) quattro fra dirigenti e amministrativi. In più era stato tolto il tetto ai finanziamenti che ogni ente poteva conquistare sui bandi che assegnano fondi regionali. È stata cancellata, in questo caso, una norma che tutelava le piccole strutture garantendo loro un budget annuale.
La somma delle due norme, a detta dei sindacati e della stessa maggioranza degli enti, avrebbe favorito le grosse sigle. Le uniche in grado di far fronte all’aumento dei costi per il personale.
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