I fondi anti usura in Sicilia arrivano con il contagocce. Lo denuncia Confimprese Sicilia che parla di appena il 2 per cento di somme stanziate all’Isola  dalla dotazione finanziaria a disposizione dello Stato. Una spartizione che sarebbe “iniqua” rispetto alle altre regioni italiane. L’organizzazione di categoria parla con numeri alla mano.

L’analisi

“Ciò che colpisce maggiormente – evidenzia il coordinatore regionale di Confimprese Sicilia Giovanni Felice – è la differenza con le altre Regioni. Ma allo stesso tempo questa differenza mette a nudo il motivo di tale atto discriminante e penalizzante per le imprese siciliane. Il Veneto nel 2022 ha ricevuto stanziamenti per 2,8 milioni di euro, pari al 19 per cento dell’intera dotazione. E residui per altri 1,5 milioni pari al 18 per cento dell’intera cifra residuale degli anni precedenti. Quindi nel 2022 ha avuto una disponibilità pari a quasi 4,4 milioni da utilizzare per l’anno 2022, 10 volte maggiore di quella della Sicilia”.

Quali i motivi?

“La prima risposta a questa situazione potrebbe essere la vivacità economica maggiore del Veneto rispetto alla Sicilia – aggiunge Felice -. Ma nella stessa situazione del Veneto si trova ad esempio l’Abruzzo che, con tutto il rispetto, non presenta né la stessa pericolosità ambientale né tantomeno una maggiore presenza produttiva. La causa principale di tale malfunzionamento è determinata dalle modalità di erogazione. In quanto avviene attraverso i consorzi di garanzia fidi che in Sicilia sono 2-3 e gestiscono il fondo anti usura, ed in qualche anno sono solo uno, mentre in Veneto sono nove ed in Abruzzo 10”. Per questo motivo l’esponente sindacale ha inviato una lettera al governo siciliano, all’Ars e ai prefetti.

La proposta

Ad avviso di Confimprese Sicilia deve aprirsi un tavolo con i consorzi di garanzia per capire le ragioni della loro assenza nel campo dell’anti usura. Ed avviare nei loro confronti una azione di moral suasion, visto che molto spesso la Regione interviene a sostegno di questo importante strumento per lo sviluppo del territorio. Inoltre trovare strumenti e risorse aggiuntive magari con l’istituzione di un fondo di rotazione. Situazione analoga vive la Sicilia in materia di sostegno ai privati in quanto nel territorio operano solo due fondazioni: una a Palermo, l’altra a Messina. “I dati riportati – ricorda il presidente di Confimprese Sicilia – sono quelli elaborati dal fondo anti usura nazionale e non penso ci sia da aggiungere altro sulla pericolosità della situazione. Considerate le autorevoli fonti delle notizie esposte, il Mef e la Corte dei Conti. E’ per questo motivo che chiediamo ai destinatari della nostra missiva un autorevole riscontro sul tema proposto. Auspicando un momento di confronto che veda il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati”.

L’allarme della corte dei conti

L’usura, come evidenziato dalla sezione centrale di controllo sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti con delibera del 27 giugno 2022, è un’attività illecita che dà ampi spunti di riflessione. La Corte, tra gli altri, ritiene che “l’usura è diffusa in tutta Italia, anche se il fenomeno risulta più marcato nel Mezzogiorno..”. Ed è un reato che nella maggior parte degli episodi continua a rimanere sommerso perché approfitta e si svolge in situazioni di solitudine, isolamento,  riservatezza, non condivisione del problema vissuto. La frontiera più preoccupante è quella gestita dalla criminalità organizzata. Utilizza il prestito usurario per riciclare il denaro ed estendere il proprio controllo sul tessuto economico. Si tratta di un fenomeno particolarmente grave, perché le sue conseguenze mettono ancora di più in pericolo la possibilità di sviluppo e di benessere di vaste comunità.

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