“ll governo della Regione deve capire che non può continuare a sottrarsi alle sue responsabilità, deve venire in Commissione a spiegare le sue scelte. Se continua a decidere altrove come usare le poche risorse disponibili esautorando il parlamento e tutti i siciliani, la commissione bilancio per intero è disposta a bloccare tutto e, se necessario, possiamo andare tutti a casa e tornare a votare”.
E’ tranciante il Presidente della Commissione Bilancio dell’Ars Vincenzo Vinciullo. Parla a nome proprio ma precisa “tutti i componenti della Commissione bilancio presenti ieri sono stati d’accordo. Non è accettabile l’atteggiamento del governo. C’è una sorta di direttori esterno ai palazzi della politica, dove si decide cosa fare e si pretende che i deputati poi ratifichino a scatola chiusa. Questo esproprio delle funzioni democratiche è intollerabile”.
Ieri in Commissione è rimasta per poco meno di due ore solo l’assessore agli Enti Locali e alla funzione Pubblica Luisa Lantieri, poi più nessuna risposta alle domande dei ‘commissari’. A fare esplodere la polemica è il ‘Patto per la Sicilia’, ovvero i finanziamenti per 2 miliardi e mezzo in sei anni che dovrebbero arrivare da Roma.149 progetti già approvati e decretati ma la Commissione non è stata coinvolta ne informata “Abbiamo dovuto scaricare il decreto dal sito della Presidenza del Consiglio dei Ministri – denuncia Vinciullo – senza che alla commissione fosse stato trasmesso alcunché. e’ evidente che le scelte vengono assunte altrove e che il luogo deputato a fare queste scelte viene totalmente ignorato”.
La rabbia dei componenti della Commissione è esplosa nel constatare che su 149 progetti, 129 sono divisi fra Gela e Termini Imerese ovvero le città di origine di Crocetta e Lumia. Un caso che viene sottolineato praticamente da tutti. Ma non c’è solo questo. “abbiamo tenuto audizioni fino alle 23 – aggiunge Vinciullo – e ci siamo sentiti dire da tutte le parti sociali e i soggetti portatori di legittimi interessi che gli assessori attribuiscono alla Commissione Bilancio la responsabilità dei ritardi che invece è del governo”.
A completare il quadro basti pensare che la 22 gennaio, quindi a 37 giorni dalla scadenza dell’esercizio provvisorio, ancora la Commissione non ha potuto iniziare la discussione materiale di Bilancio di previsione e legge di stabilità e nonostante l’adozione di due mesi di esercizio provvisorio, i tempi tornano a stringere, quasi si volesse portare le scelte agli ultimi due o tre giorni per evitare il confronto.
“Anche gli esponenti Pd della Commissione presenti ieri (4 su 5 ndr) si sono mostrati insofferenti rispetto all’atteggiamento del governo. lo ripeto,. O si cambia atteggiamento o siamo disposti ad andarcene a casa e portare via con noi tutti i 90 deputati di sala d’Ercole, il Presidente e i suoi 12 assessori. Io sono qui per essere un presidente di garanzia e non posso fare altrimenti. Se necessario andiamo alle urne”.
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