Si ricomincia. Alle 16 si trona in aula all’Ars per discutere di Finanziaria dopo che una intera settimananon è bastata ad approvare che un solo articolo e dopo un bel week-end lungo per stenperare gli animi. Sul tavolo ci sono da approvare 41 articoli e poco meno di 800 emendamenti e nessun accordo.
Per giungere a qualcosa di concreto ci sono davanti meno di quattro giorni anche se il parlaento cercherà diestendere questi tempi per fare il bilancio di previsione e la legge di stabilità l’ultima di questa tormentata legislatura.
Intanto proprio il fine settimana lungo è stato movimentato dall’ennesima polemica sulle pensioni d’oro. I tagli fatti in passato a quelle siciliane sono illegittimi secondo la Corte dei Conti e questo probabilmente dipendete dall’aver fatto tutto in fretta e sull’onda del pressapochismo che governa questi anni in Suicilia più che altrove. La Corte dei conti, alla quale si era rivolto un ex dipendente regionale ha infatti sollevato la questione di legittimità della norma davanti alla Consulta sottolineando i profili di incostituzionalità del contributo di solidarietà chiesto dall’Ars in aggiunta a quello statale.
“È il risultato di quando si parla alla pancia della gente -dice il Presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone – di quando si fanno norme spot senza tenere come riferimento principale esclusivamente le leggi. Così è fin troppo facile alimentare l’antipolitica. Anzi, è quanto di più semplice ci possa essere”.
“Quando ho difeso l’autonomia del Parlamento siciliano, restando assolutamente isolato e diventando bersaglio anche a livello nazionale – continua – l’ho fatto perché il mio unico faro è stato, ed è, la Costituzione della Repubblica Italiana, alla quale tutti, politici, giornalisti e show-man compresi, dobbiamo sottostare. Altrimenti ci trasformeremmo in semplici leoni da tastiera, la cui unica produzione sarebbe quella di fake laws e fake news”.
“La nostra forza – continua Ardizzone – deriva dalla conoscenza delle leggi. Difendendo l’Ars, quando c’era la rincorsa a chi voleva tagliare di più, ho difeso la Costituzione. L’ordinanza del giudice Colavecchio spero possa essere di monito a cominciare da domani quando ritorneremo in Aula per procedere all’approvazione del bilancio e della legge di stabilità. È chiaro, ovviamente, che va fatto tutto con cautela, senza norme spot. Ribadisco: unico faro è e sarà la Costituzione”.
“Non intendo assolutamente replicare – conclude il presidente dell’Ars – alle gravi accuse spesso infamanti delle tv nazionali alimentate, più o meno consapevolmente, dalle testate giornalistiche locali. Non mi aspetto neanche le scuse di tutti coloro che mi hanno additato come lo strenuo difensore della casta, soprattutto per non aver voluto estendere quella norma al personale dell’Assemblea regionale, ma almeno abbiano, per il futuro, il buon senso di tacere, se non conoscono le leggi”.