Da Roma in giù, chi ha visto Piazza Pulita di Corrado Formigli, giovedì scorso ha modificato la propria percezione sull’emergenza coronavirus. Certamente tutti quelli che fino a ora non sono caduti – e ben venga – nella spirale perversa dell’allarmismo e delle fobie.
L’inviato del programma de La 7, è entrato in un reparto dell’ospedale di Cremona e ha ripreso l’attività dei medici, bardati con le tute asettiche e le mascherine integrali, a servizio di dodici pazienti gravi colpiti dal coronavirus. Si è anche scatenato un dibattito sulla deontologia del giornalista a proposito della trasmissione delle immagini dei pazienti (ripresi senza che fossero riconoscibili, con il volto mai ripreso in primo piano ma intubati e con il petto scoperto come succede in tutte le rianimazioni).
Immagini che turbano, senza dubbio ma che forse – si spera – offrono un ritorno di realtà all’emergenza che stanno vivendo i sanitari. Non all’emergenza sanitaria che è la base. Non ci sono respiratori in numero sufficiente per gestire le gravi patologie respiratorie che la malattia porta con sé. Oltre al fatto che non ci sono specialisti in numero adeguato. Non ci sono posti letto di terapia intensiva che siano sufficienti. Tant’è che – per fare un esempio – a Roma al Policlinico Gemelli stanno dimettendo i pazienti dei reparti di altre specialità per destinare le corsie ad un’emergenza che evidentemente le autorità considerano inevitabile anche al di fuori dalla Lombardia e dalle 14 province isolate definitivamente con il decreto della presidenza del consiglio dei ministri di questa notte.
Ma quello che è accaduto ieri – a Milano – quando cominciavano a circolare le notizie riguardo la chiusura completa di quell’area, dimostra che noi, comuni mortali, non ci abbiamo capito nulla. L’assalto alle stazioni per tornare al Sud prima che i “confini” venissero blindati, fa il paio con la coppia di anziani che si è presentata alle Molinette di Torino senza avvertire che il figlio provenisse da Lodi ed hanno infettato un intero reparto, con la coppia di anziani che ha superato la cintura di Codogno per andare in vacanza in Trentino e al pronto soccorso per un malessere, hanno scoperto di essere positivi al virus. E decine di altri esempi che abbiamo letto ovunque qua e là in questi giorni. Tutti contribuiscono ad allargare le zone di contagio. Ha ragione il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano che disporrò la quarantena per tutti quelli che provengono dalle zone rosse. E non si tratta di caccia all’untore ma della necessità che tutti si capisce che i nostri comportamenti oggi non sono neutri. Che le nostre condizioni di salute – pure senza sintomi – non escludono un contagio in incubazione, una infezione latente. E che – una su tutte – le regole vanno rispettate. Limitare i contatti, non esporsi e non esporre al rischio di diffusione. Cambiare le proprie abitudini, radicalmente in quelle zone, precauzionalmente altrove. Solo così accorceremo i tempi della pandemia.
D’altronde è proprio in questi momenti e in condizioni estreme che la fantasia manifesta la sua maggiore brillantezza. Iniziative ovunque per alleviare il disagio di chi vive la difficoltà e la paura. Palergamo è stata la prima iniziativa. Ma oggi val la pena citarne un’altra: i giovani del centro culturale islamico di Saronno da ieri sono impegnati a portare la spesa – con prodotti offerti dalla stessa comunità – agli anziani della città per evitare che escano di casa in questo momento di massima fragilità. Non solo: i giovani musulmani sono a disposizione anche per piccoli servizi. Come si legge sulla bacheca facebook: “Da oggi, è attivo un servizio di assistenza nel disbrigo delle piccole fatiche che possono aiutare la quotidianità dei nostri “nonni”. I giovani muniti di guanti e mascherine, in forma volontaria, risponderanno ai bisogni che i cittadini faranno pervenire ai numeri sotto indicati. Fiduciosi di poter essere un valido sostegno a tutta la cittadinanza ci auspichiamo che questa iniziativa sia presa d’esempio e replicata in altri comuni d’Italia”.
Fiduciosi, è la parola chiave. Ma forse bisognerebbe aggiungerne altre: accorti, pazienti, prudenti, rispettosi delle regole. E adesso di nuovo: fiduciosi, accorti, attenti, pazienti, prudenti, rispettosi delle regole. Il mantra al tempo del coronavirus.
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