- “Il figlio di Tarzan”, presentato ieri a Palermo il documentario di Mariagrazia Moncada
- Produttori della pellicola, per Tramp Limited, Ficarra e Picone
- Protagonista principale Giovanni Cupidi, statistico tetraplegico siciliano
Lunghi applausi ieri sera al cinema De Seta dei Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo in occasione della proiezione de “Il figlio di Tarzan”, il documentario di Mariagrazia Moncada, prodotto per Tramp Limited, da Salvo Ficarra e Valentino Picone, che ancora una volta hanno dato prova concreta del loro interesse e sensibilità per le tematiche sociali.
L’evento ha avuto il patrocinio gratuito del Comune di Palermo.
Protagonista principale della pellicola di 45 minuti Giovanni Cupidi, statistico tetraplegico di 44 anni di Misilmeri e attivista dei diritti delle persone con disabilità ma non soltanto.
Un vulcano di idee, progetti e forza di volontà
Cupidi, che aveva già raccontato la propria vicenda personale nel libro “Noi siamo Immortali. Due vite racchiuse in una sola esistenza”, pubblicato nel 2018, ha fatto quello che ha definito “un altro tentativo, con un altro linguaggio, per far capire che una persona con disabilità, anche se grave, potrebbe, se supportata dalle istituzioni e dalla società, vivere una esistenza caratterizzata dall’inclusione e dalla realizzazione dei propri scopi”.
Un documentario che ha dunque l’obiettivo di sensibilizzare ancora le istituzioni e la società civile ma anche di denunciare. L’applicazione delle leggi per le persone con disabilità, infatti, nel nostro Paese, lascia molto a desiderare e l’Italia, rispetto ad altre realtà neppure tanto geograficamente distanti, è ancora, da questo punto di vista, deficitaria sotto molti aspetti.
Lo sa bene Cupidi che nella sua vita ha condotto innumerevoli battaglie. Basti pensare a quella per ottenere dal governo regionale l’assegno di cura che lo vide, nel 2017, tra i fautori della dura presa di posizione delle persone con disabilità siciliane ribattezzata dalla stampa come “la rivolta delle carrozzine”.
Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata tanta. Cupidi non si è mai fermato: con idee, progetti, fiducia da ammirare e forza di volontà da vendere continua ad affrontare la propria difficile quotidianità supportato dalla sua famiglia, – della quale fa parte anche l’energica e dolce zia Giustina – e nella quale le parole d’ordine sono amore e dedizione.
‘L’angelo custode’
“Una donna straordinaria”. Sono stati questi i commenti della sala, a fine proiezione, in merito all’altra protagonista del documentario, la mamma di Giovanni. Erina, questo il suo nome, è una donna esile e minuta, dall’aspetto elegante ed i modi garbati. Erina non ha mai smesso neanche un secondo, da 31 anni a questa parte, cioè da quando Cupidi ha acquisito la sua disabilità, di fare ‘l’angelo custode’ e di vegliare su di lui, che necessita di aiuto per compiere anche il più elementare dei gesti della vita quotidiana. E’ lei – che lo assiste 24 ore al giorno – nel documentario a raccontare, con forza e lucidità, del giorno in cui la vita del suo Giovanni, e della sua famiglia, è cambiata per sempre nel giro di pochi minuti a causa di una ischemia dell’arteria midollare cervicale che lo ha immobilizzato dal collo in giù e stava per porre termine alla sua esistenza.
Cupidi, malgrado fosse solo un ragazzino, si è aggrappato alla vita con le unghie e con i denti, e nonostante nessun medico avrebbe scommesso un solo centesimo sul fatto che potesse sopravvivere ad un evento così traumatico, ce l’ha fatta. Gli anni a seguire sono stati tutti in salita, per l’intera famiglia: per la sorella Chiara, legata a Giovanni da un affetto non comune e per il padre, Gianfranco all’anagrafe – ma Giovanni per gli amici e i familiari – noto e stimato medico e docente universitario, ma soprattutto padre con la p maiuscola, scomparso prematuramente nel 2003.
A tal proposito Cupidi ha detto: “La mia vita è stata caratterizzata dalla perdita, dalle conquiste e dalle riconquiste”.
Far comprendere e i diritti
Cupidi, che fa anche parte del Comitato Siamo Handicappati No Cretini, ha osservato: “Spesso si guarda solo il lato ‘eroico’ delle persone con disabilità ma bisogna invece riflettere sulla vita quotidiana. A causa delle insufficienti politiche a favore dei disabili, la nostra assistenza è affidata esclusivamente ai familiari che diventano caregiver a tempo pieno, senza avere mai un attimo di respiro. Il ‘dopo di noi’ non deve essere solo uno slogan, inoltre ci si dimentica troppo spesso che esiste anche il ‘durante noi’ e che genitori e fratelli di persone con disabilità hanno diritto a vivere la propria vita. Vorrei che questo documentario facesse riflettere e comprendere. Forse non ci pensiamo mai, ma quante sono le persone con disabilità che riescono ad assecondare i propri desideri, come ad esempio quello di lavorare e diventare risorsa per la società? Ebbene, ancora troppo poche”.
Le inadeguate politiche di assistenza
Cupidi, in quanto disabile gravissimo, avrebbe diritto ad un assistenza domiciliare h24. Al momento, invece, viene aiutato solo 3 ore al giorno da un operatore socio sanitario retribuito dall’Asp; a soddisfare il resto delle sue esigenze deve pensare mamma Erina. E nella sua condizione si trovano migliaia di altri disabili gravi e gravissimi in Italia. Un aspetto sottolineato anche dalla regista Mariagrazia Moncada che ha sollecitato un intervento delle istituzioni e che ha spiegato di conoscere bene le “giornate senza l’aiuto di nessuno e l’assenza proprio delle istituzioni” in quanto zia di un ragazzino con autismo.
Qualcosa su cui riflettere e discutere
Ad introdurre la proiezione Ficarra e Picone che hanno subito sposato il progetto. Hanno spiegato: “Quando finiamo di girare un film speriamo sempre che il nostro lavoro possa lasciare, a chi lo vedrà, qualcosa su cui riflettere e discutere. Questo documentario fornisce tanti spunti e ci ha dato l’occasione di essere comunità”. E ancora: “Forse qualcuno potrebbe pensare che le esigenze delle persone con disabilità non ci riguardano, non è così. Siamo esseri umani e riguardano tutti noi. Occuparsi di altre persone ‘speciali’ è segno di grande civiltà”.
L’impresa eccezionale è essere normale
Presente in sala anche l’assessore alle Culture del Comune di Palermo, Mario Zito, che ha portato alla platea i saluti del sindaco Orlando. Zito, che non ha nascosto la propria commozione, ha voluto citare Lucio Dalla e il suo “l’impresa eccezionale è essere normale” di una nota canzone. “Siamo tutti normali – ha detto – e abbiamo una grande responsabilità sia come cittadini che istituzioni. E’ partendo dalla cultura che dobbiamo creare processi rigenerativi che diventano percorsi definitivi. Occasioni di questo genere ci arricchiscono molto, stasera ci siamo ritrovati come comunità, la città di Palermo ha bisogno anche di questo”.
Il figlio di Tarzan
C’è una frase che accompagna il documentario, scritto da Giovanni Cupidi, Mariagrazia Moncada e Simona Cocozza e che è emblematica dello stesso: “Non devi vivere in una giungla per volare tra gli alberi”.
La vita di Cupidi è un salto ad ostacoli continuo, basti pensare a quanto è difficile per una persona in carrozzina uscire da casa e dover fare lo slalom tra strade dissestate, marciapiedi – quando ci sono – senza scivoli per disabili e autovetture parcheggiate dove non dovrebbero assolutamente stare. Ma il figlio di Tarzan – anche se non è mai esistito -, nonostante papà Cupidi raccontasse ai figli le sue storie per intrattenerli quando erano bambini, può tutto.
Perché no, ‘volare’ anche se fermo, libero come libero è Cupidi, che non ha certo intenzione di arrendersi e che sta già guardando con ottimismo, energia e ferrea determinazione ai suoi prossimi obiettivi.
Commenta con Facebook